La distanza esatta dalla quale la vedetta Frederick Fleet
(fotografia sopra) avvistò
l'iceberg non sarà mai conosciuta. Lui stesso dichiarò all'inchiesta
aperta negli Stati Uniti, nei giorni seguenti alla tragedia, che non aveva
la benché minima idea della distanza. Io per questo, non mi sento di criticarlo
severamente, poiché giudicare la distanza in mare, anche alla luce
del giorno, mi dicono, non è cosa facile. L'immenso oceano non fornisce
punti di riferimento in grado di aiutare l'osservatore.
Da prove compiute tempo dopo dall'Olympic alla velocità
presunta del TITANIC, emerse che, da quando venne ordinato
al timoniere di virare fino a che la nave cambiò due punti,
ci vollero 45 secondi di tempo: ad una velocità di 22 nodi questo
significava uno spazio di 500 metri. Aggiungendo anche il tempo di suonare
la campana e chiamare il ponte di comando, significò aggiungere non più
di 10 secondi cioè altri 120 metri: sembrerebbe dunque che l'iceberg fu
avvistato a non più di 540 metri approssimativamente, cioè
due volte la lunghezza della nave.
Secondo la valutazione di James Bisset, nella notte del 14 aprile 1912,
era possibile avvistare un iceberg a circa mezzo miglio (approssimativamente
900 metri). Bisset era reputato uomo dotato di una vista insolitamente
ottima: era una delle vedette della Carpathia.
Esperti moderni sono molti meno ottimistici di Bisset. Secondo lo
scienziato Graham Danton,
in suo studio del 1985 Theory and Practice of Seamanship, un iceberg nelle
notti senza luna è visibile a non più di 500 metri. Un'edizione
moderna del Knight's Modern Seamanship afferma addirittura non più di 400 metri. Quest'ultimo
dato è più in linea con la dichiarazione rilasciata
da Frederick Fleet.
Le stime di oggi confutano anche delle dichiarazioni rilasciate nel 1912,
dal cameriere di sala Thomas Whiteley. Questi sostenne che l'iceberg fu
avvistato in tempo utile ma un'azione rapida non fu presa in quanto
l'Ufficiale James Paul Moody fu lento nel rispondere al telefono dal ponte di
comando. Il racconto di Frederick Fleet si è dunque rivelato come veritiero
e quindi trascorsero almeno 50 secondi dall'avvistamento dell'iceberg alla
collisione.
Alla luce del giorno la vista di un iceberg non sarebbe stato un problema;
l'altezza della coffa era approssimativamente di 23 metri e l'iceberg, forse,
era alto una dozzina di metri. Io sono dell'idea che l'iceberg sarebbe
stato più visibile se il mare fosse stato leggermente mosso. Senza
l'aiuto del chiaro di luna, il movimento delle onde è invisibile
a 200 metri. Con l'aiuto di un po' di luce e con il mare mosso sull'iceberg
sarebbero state viste dappertutto le creste bianche delle onde. L'iceberg
probabilmente fu considerato solamente un oggetto nero contro il cielo stellato.
Fu fatto noto che le vedette del TITANIC non avessero i
binocoli. Questo non fa molta differenza. Molti marinai furono e sono dell'opinione
che è meglio individuare oggetti ad occhio nudo; Graham Danton ha valutato che è assai probabile che le ondate su un iceberg
siano visibili ad un miglio in una notte senza luna se la posizione
dell'iceberg è conosciuta. Lui lo presume dall'uso di binocoli moderni che
generalmente sono almeno 7 x 50 mm. Avendo visto un paio di binocoli in
dotazione all'Olympic,
con le loro lenti di 40 mm, dubita assai che gli stessi fossero stati di
molto aiuto. Il binocolo può essere stato utile certo nella protezione
degli occhi delle vedette dall'aria fredda: Frederick Fleet e Reginald
Robinson Lee, le due vedette
di turno di guardia sul TITANIC quella notte, non avevano un
parabrezza che deviava il flusso d'aria e scrutarono l'oceano
con in faccia un vento gelido dato dai 22 nodi della velocità di
crociera del TITANIC.
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