Facendo tesoro delle esperienze e dei tentativi altrui falliti,
il dr. Robert G. Ballard si trasformò in uno straordinario detective,
seguendo indizi storici e scientifici che sperava lo portassero al TITANIC.
Ma era come cercare uno spillo in una botte di paglia, considerando oltretutto
che quel fondo marino rivelava l'esistenza di profondi canyons, dove il
TITANIC poteva anche essere andato a nascondersi, affondando.
Un altro timore di Ballard fu che il relitto potesse essere stato sotterrato
da un forte terremoto che scosse tutta quell'area nel 1929. Senza contare
che la sua impresa sarebbe stata ostacolata dalle forti correnti e dagli
uragani atlantici. In compenso Ballard aveva a dispozione gli ultimi ritrovati della
tecnologia ed un equipaggiamento senza pari ad aiutarlo nella sua ricerca.
Ballard non voleva perdere tempo a cercare il relitto in quelle zone di mare
che altre missioni avevano già perlustrato. Dove cercare allora?
La più grossa difficoltà che dovettero affrontare i suoi predecessori
era quella di dover sondare la zona da dove i radio operatori del TITANIC
lanciarono i loro ultimi, disperati S. O. S. Non ci sono pietre di confine
in mare; una volta che una nave si è allontanata dalla costa, i suoi
navigatori devono fidarsi dei loro strumenti di navigazione, osservare la
posizione del sole e della luna e fare complicati calcoli per capire esattamente
dove sono. Gli ufficiali del TITANIC si servirono delle
stelle per misurare la loro posizione; tanto per fare un paragone con il
satellite di navigazione di cui poté fare uso Ballard, la posizione che
diedero era sbagliata di circa 12 miglia. Gli esploratori che anticiparono Ballard mancarono
tutti il relitto a causa di questo errore. Ballard
rifece i calcoli di dove supponesse il TITANIC si trovasse
quella notte al momento del disastro, usando metodi moderni, individuò
una zona di mare più ampia per le ricerche. Tracciò la sua
rotta utilizzando le tecniche più all'avanguardia dei satelliti di
telecomunicazione e fece rotta verso la sua destinazione.
Ballard fece anche uso del sonar (simile a quelli utilizzati per individuare
i sottomarini sott'acqua) per posizionare con grande precisione una telecamera
subacquea telecomandata dal suo battello, il Knorr. Equipaggiata con potenti
luci stroboscopiche per frugare le buie profondità, la telecamera
trasmise le immagini rubate al fondo marino al monitor installato a bordo.
Giorno e notte Ballard ed i suoi assistenti controllavano lo schermo del
monitor mentre la telecamera subacquea esplorava lentamente il fondale,
cercando la minima traccia di rottami che svelassero la posizione del relitto.
Dopo alcune settimane di ricerche infruttuose, Ballard e la sua équipe
di subacquei era sul punto di tornare a casa. Ma improvvisamente, l'1 settembre
1985, l'immagine sfocata d'una caldaia apparve sul monitor. Questa volta
non vi furono più dubbi; dopo tanti falsi allarmi, il TITANIC
fu trovato! Nei giorni seguenti, la telecamera esplorò metro
per metro tutta l'area, rivelò la presenza di vari oggetti: bottiglie,
piatti, strumentazioni rotte, ed anche la "coffa" da dove Frederick Fleet trasmise il suo tardivo allarme.
La parte anteriore della nave giaceva con la prua sepolta dalla melma. Mentre
la poppa si trovava a più di duemila piedi, in mezzo ai rottami sparsi
di quello che una volta fu un orgoglioso transatlantico; affondando, il TITANIC
si era effettivamente spaccato in due tronconi.
Un anno dopo Ballard tornò ad ispezionare il relitto usando un battello
diverso ed un particolare sottomarino per ospitare tre persone, l'Alvin. Dalle tante
fotografie scattate durante le precedenti missioni, gli scienziati poterono
stabilire in modo definitivo come il TITANIC
affondò
mentre venne risucchiato dal fondale.
La fotografia di una bambola, riprodotta sotto, fu uno dei tristi ricordi
di persone che quella fredda notte del 15 aprile 1912 persero la vita.
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L'acqua ghiacciata conservò piuttosto bene gli oggetti di metallo,
nonostante la maggior parte dei rottami fosse ornata con depositi di ruggine
che pendevano simili a ghiaccioli. Ma dei tanti passeggeri intrappolati
nella nave non vi era più nessuna traccia. Il tempo li aveva
già da tempo dissolti, come gli stessi oggetti in legno, in cuoio
o in tessuto.
Ballard ha detto alla fine della sua esplorazione: "Il fondo dell'oceano
è un posto tranquillo, pieno di pace, degno monumento commemorativo
per tutti coloro che sono affondati con il TITANIC".
È chiaro il significato di quelle parole: nessuno deve mai più disturbare
quella quiete.
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