Nel 1996 il mio amico George Behe,
ricercatore americano e già vice presidente della TITANIC Historical
Society, ha messo in evidenza un fatto stabilito durante l'inchiesta
inglese: il TITANIC aveva seguito la sua rotta alla velocità di 22 nodi, e
da quando aveva lasciato l'Outward Southern Track, punto nave che aveva
doppiato il 14 aprile alle 17, viaggiava ad una velocità di 20 nodi. Questo
significa che il TITANIC sarebbe arrivato all'altezza del faro Ambrose (che
vediamo sotto in immagine ed attualmente in fase di smantellamento; N.d.A.),
un punto di passaggio obbligato, situato alla convergenza di diverse rotte
marine, per le navi in uscita od in entrata nella baia di New York, all'alba
della mattina di
mercoledì 17. |
Quel sabato 13 aprile 1912,
la passeggera americana Elizabeth Lines, con
sua figlia Mary, appena finito di consumare il pranzo nell'ampia sala di prima classe sul
ponte D, come sua abitudine si era soffermata per un caffè nell'adiacente sala
di ricevimento ed aveva visto il Capitano Smith e Joseph Bruce Ismay ad un
tavolo vicino. La donna, che diede questa testimonianza il 22 novembre 1913, aveva percepito ciò che i due uomini avevano inteso
discutere circa la possibilità di avere le ultime caldaie in funzione.
Ella intese perfettamente Ismay riferire circa la distanza percorsa e dire:
"Bene, oggi abbiamo fatto meglio di ieri e domani faremo ancor meglio. Le
cose si mettono bene, le macchine reagiscono al meglio alle sollecitazioni,
le caldaie funzionano magnificamente!". I due proseguirono lodando con
enfasi questa
meraviglia della tecnica che era il TITANIC, e fu allora che ella avvertì
perfettamente pronunciare da Ismay le parole: "Batteremo l'Olympic ed
arriveremo a New York martedì!".
Ci fu un'altra passeggera Emily Borie Ryerson
(in immagine a sinistra),
la quale aveva evocato durante il processo di limitazione di responsabilità, i
propositi sostenuti da Joseph Bruce Ismay, e riferì infatti ciò che udì il
giorno dopo, nel pomeriggio del 14 aprile. Erano all'incirca le sei della
sera quando Mrs. Ryerson, stava camminando sul ponte passeggiata coperto A,
in compagnia con la sua amica Mrs. Marian Thayer. Egli (Ismay) disse: "Noi stiamo
viaggiando molto veloci, 20 o 21 nodi, ma questa sera abbiamo messo in
funzione altre caldaie". La signora Ryerson aggiunse che non conosceva con
precisione quante, ma queste caldaie dovevano essere due o tre, aveva udito
solamente che erano delle caldaie in più ma non intese cosa volesse dire
questo, se non per il solo fatto di andare più veloci. La signora non si
ricordava i termini esatti espressi dall'amministratore della White Star Line, però rammentava la frase da lui pronunciata vale a dire:
"Arriveremo sorprendendo il mondo!". Circa l'ora d'arrivo la passeggera ricordava assai
vagamente questo dettaglio, la sua impressione fu che era previsto l'arrivo
per martedì nella tarda serata o al più tardi mercoledì mattina. La signora
ricordava inoltre in particolare un dialogo avuto con suo marito: i due
coniugi avrebbero considerato l'eventualità di come organizzarsi nel qual
caso il TITANIC sarebbe arrivato nella notte di martedì.
Le testimonianze di queste due donne rivelano che Ismay era particolarmente
euforico alla prospettiva di una traversata da record e stava creando i
presupposti per una sorpresa senza precedenti, con l'arrivo a New York
previsto nella notte tra il martedì 16 ed il mercoledì 17.
Anche il Colonnello Archibald Gracie si ricordava di essere stato informato
di questa eventualità nel corso di uno spuntino che aveva consumato in
compagnia del Commissario di bordo: l'ufficiale (Herbert McElroy?) dapprima gli aveva riferito
che non era intenzione del Capitano di spingere il TITANIC avanti a tutta, poi il sabato
affermò che
l'arrivo fissato non poteva essere prima di mercoledì mattina, salvo poi
ricredersi e confermare, nel corso della giornata di domenica, che un arrivo al
porto di New York
il martedì notte era possibile. Archibald Gracie pubblicò questa sua
versione dei fatti nel suo famoso The Truth about the TITANIC libro
postumo (il Colonnello morì prima che potesse finire di correggere le
bozze), pubblicato nel 1913.
Anche Lawrence Beesley, passeggero di
seconda classe, nel suo libro The loss of the SS TITANIC confermò questo presupposto
già raccontato dal Colonnello Gracie. |