Al momento del naufragio il TITANIC trasportava anche una
mummia egiziana: la vera causa potrebbe risiedere in un'antica maledizione...
Facciamo un salto a Il Cairo nell'anno 1910, due anni prima della disgrazia
del TITANIC, quando un americano, di cui non fu reso noto
il nome, avvicinò l'egittologo inglese Douglas Murray, proponendogli
l'acquisto di un prezioso reperto. Si
trattava di un sarcofago rinvenuto nel tempio di Amon-ra, appartenente ad
una principessa di rango vissuta a Tebe attorno al 1600 a.C. All'esterno
del sarcofago erano raffigurate, in smalto e oro, con tecnica raffinata, le
fattezze della principessa. Il sarcofago si presentava in perfette condizioni
di conservazione. Murray non si lasciò sfuggire l'occasione e
staccò subito un assegno all'americano, il quale non arrivò
mai ad incassarlo perché morì la sera stessa. Nel frattempo Murray
prese già provvedimenti affinché il sarcofago venisse
spedito a casa sua a Londra. Un altro egittologo, che si trovava nella capitale
egiziana, raccontò a Murray la sinistra storia legata al sarcofago.
La principessa di Amon-ra, sacerdotessa del culto dei morti, fece
incidere sulle pareti della sua camera mortuaria un inquietante monito: su
chiunque avesse spogliato il suo sacello si sarebbero abbattute disgrazie
e terrore. Douglas Murray, però, si fece beffe di quella superstizione
fino a tre giorni dopo, quando un fucile gli esplose misteriosamente in mano,
durante una battuta di caccia lungo il Nilo. Dopo una settimana di atroci
sofferenze in ospedale, il braccio rimastogli ferito dovette essere amputato
all'altezza del gomito. Quello non fu che l'inizio.
Durante il
suo viaggio di ritorno in Gran Bretagna, due amici di Murray morirono per
"cause ignote". Inoltre i due domestici egiziani che trasportarono
la mummia morirono nel giro di un anno o poco più. Per Murray quel
sarcofago diventò un'ossessione. Quando vi posava gli occhi,
il viso modellato della principessa sembrava tornare in vita con uno sguardo
che gelava il sangue. Alla fine decise di disfarsene ed una sua amica lo convinse
a consegnarglielo. In poche settimane la madre della donna morì, lei
fu abbandonata dal suo innamorato ed in seguito venne colpita da una sconosciuta
malattia da deperimento. Alla fine lasciò come disposizione testamentaria
che il sarcofago dovesse ritornare a Douglas Murray. Però Murray, ormai
malridotto, non ne volle più sapere e donò il sarcofago al British
Museum.
Anche all'interno di questa istituzione, ben nota per il suo rigore
scientifico, il sarcofago acquistò un'oscura fama. Un fotografo che
aveva scattato alcune foto morì sul colpo, mentre un egittologo
responsabile di quel sinistro reperto fu trovato morto nel suo letto. A
questo punto gli amministratori del museo si riunirono in gran segreto,
votando all'unanimità di spedire il sarcofago ad un museo di New York,
che accettò il dono a patto che però venisse consegnato senza
troppa pubblicità e con un mezzo fra i più sicuri.
Il sarcofago non raggiunse mai New York, perché si trovava proprio
nella stiva del TITANIC quando affondò.
Coincidenza?
Disgrazia? O la maledizione della principessa colpì ancora una
volta?
Un'altra storia circa la mummia, iniziata forse da alcuni giornali a
New York, cominciò a girare intorno al fatto che il motivo reale
dell'affondamento del TITANIC fosse una mummia che era
nella sua stiva del carico. Secondo la storia, il sarcofago di un re
egiziano antico, stava per essere contrabbandato in America da un
commerciante d'arte senza scrupoli. Il commerciante d'arte stava
recandosi negli Stati Uniti per vendere il prezioso carico ad un museo
celebre a New York per 50 milioni di dollari (ovviamente del 1912).
Quando il TITANIC era lì per lì per affondare i ladri
cercarono di rovistare per trovare il prezioso sarcofago di questo re
egiziano.
Sembra
che il dio, Anubis, non fosse soddisfatto di questa cosa e sembra che
gli dei egiziani non gradissero vedere vendere le spoglie mortali di un
loro re al più alto offerente. Come rappresaglia, per questi pochi
chiari atti sporchi, Anubis affondò il TITANIC
e la mummia andò persa nel mare per l'eterno riposo.
Ci sono inoltre storie, anche altri libri di tutto rispetto sul TITANIC,
che perpetuano questa storia. In una di queste, sembrerebbe che la
mummia non fosse affondata con il TITANIC. Si affermò
che un contrabbandiere avesse corrotto uno degli ufficiali del TITANIC
per poter collocare la mummia su di una scialuppa di salvataggio. La storia continua
affermando che una volta che la mummia arrivò a New York, tutti coloro
che vennero in qualche modo a contatto con il sarcofago, fossero stati
"contagiati" da una maledetta sfortuna. Di conseguenza, la mummia fu
restituita all'Egitto sulla nave, l'Empress of Ireland, che in seguito affondò
con diversi periti. Di nuovo, la mummia "sopravvisse"
e fu messa su di una delle scialuppe di salvataggio. Fu spedita una seconda volta
in Egitto. Questa volta la nave fu il Lusitania, ma questa
volta la mummia non si salvò ed ora giace indisturbata nella stretta
del carico della nave.
Ancora un'altra storia ci parla che questa mummia appartenne alla collezione
inglese di Lord Canterville, che la trasportò a New York per una mostra
sui tesori egizi. Era la mummia di una veggente, ricoperta da numerosi amuleti, tra i quali un
amuleto raffigurante il dio Osiride, con la seguente iscrizione: "Svegliati
dal sonno in cui sei piombata; lo sguardo dei tuoi occhi trionferà
su tutto quello che viene intrapreso contro di te". Inoltre dato il
valore immenso del reperto si preferì non sistemarlo nella stiva. Fu
sistemato in un baule di legno e deposto proprio dietro il ponte di comando.
A questo proposito, ed in riferimento al naufragio analogo di circa un secolo
prima, nacque la teoria della radioattività avanzata dal giornalista John Newbargton:
"Fu questa mummia che provocò la follia del
Capitano Edward John Smith. Munita senza dubbio di un sistema di protezione a base d'irradiazioni
radioattive, essa guastò anche tutti gli strumenti del TITANIC".
Lo stesso giornalista sosteneva che gli egiziani, già dai tempi dell'Antico
Egitto, erano molto abili nella estrazione, lavorazione ed utilizzo dell'uranio.
Questa stravagante ipotesi fu affermata anche da un fisico spagnolo
che riteneva che gli antichi egizi, avessero scoperto i poteri dell'uranio
e lo utilizzassero per proteggere i loro templi, piramidi e simili. Secondo
questo studioso ricoprirono i pavimenti di lastre di uranio, o applicarono
alcune di queste lastre alle pareti, per causare - ancora oggi - o la morte
o gravi lesioni fisiologiche.
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