Nel 1898, 14 anni prima della tragedia del TITANIC, lo scrittore
americano Morgan Robertson scrisse un libro intitolato "The Wreck On The
Titan".
Il libro raccontava la storia di una grandissima nave passeggeri lunga quasi 250 metri ed estremamente lussuosa, chiamata Titan e definita "inaffondabile".
Durante il suo viaggio inaugurale, partenza in Inghilterra arrivo a New
York, ospitava passeggeri importanti, famosi ed estremamente ricchi. Arrivati
a nord dell'Oceano Atlantico urtò un iceberg che la ferì mortalmente
in una fredda notte d'aprile. Morirono circa 3.000 persone perché le scialuppe
di salvataggio non erano sufficienti a mettere in salvo tutti i passeggeri.
Alcuni dissero che si trattò di coincidenza in quanto due anni prima dell'uscita
di questo libro la White Star Line aveva annunciato l'imminente costruzione
di tre transatlantici grandiosi e ne aveva dato anche le misure approssimative.
Inoltre il problema delle poche scialuppe a bordo delle navi era un problema
già sentito.
Morgan Robertson fu un visionario? |
Dopo la tremenda sciagura del TITANIC vi fu la nascita di numerose
leggende e voci alimentate dai racconti strazianti ed in disaccordo dei
superstiti: qui ne troverete alcune.
Si disse che Charles Joughin, il panettiere di bordo, si fosse arrampicato fino
al cassero di poppa riuscendo a mantenersi aggrappato alla ringhiera mentre
il troncone di poppa s'innalzava verticalmente per poi sprofondare negli
abissi, e nel momento in cui venne recuperato pare avesse i capelli ancora
asciutti.
Walter Lord, raccontò che, dopo la pubblicazione del suo libro "A Night To Remember", ricevette numerose lettere provenienti dall'Irlanda che spiegarono
perché il TITANIC affondò. |
Sembrava che il numero assegnato allo scafo nei cantieri di Belfast avesse
un significato recondito, questo numero peraltro non è riconducibile a
nessun riferimento al TITANIC. Se si traccia il numero 390904 a mano, con il
4 dalle linee spigolose ed esagerate, si aggiunge uno spazio dopo il secondo
"9" e si legge il numero riflesso in uno specchio, ne emerge la scritta
"no pope" cioè "no papa", come dimostra l'immagine qui sopra.
Questo sarebbe stato fatto dai protestanti dell'Ulster
irlandese ed avrebbe scatenato il castigo divino. Ma in contrapposizione
di queste dichiarazione vi era il fatto che sul TITANIC ci furono moltissimi
meccanici di Belfast che ovviamente perirono.
Una leggendaria reliquia scampata al disastro fu il violino di un membro
dell'orchestra, che suonò per tranquillizzare i passeggeri, che girò anni
ed anni per le case d'asta ma la sua provenienza rimase dubbia dato che
nessun orchestrale scampò al naufragio.
A causa di un improvviso malanno della moglie il giorno prima della
partenza, il reverendo Stuart Holden, parroco di Liverpool, non partì con
il TITANIC: egli conservò il biglietto di prenotazione (di prima classe)
sulla scrivania fino al giorno della propria morte a ricordo dello scampato
pericolo.
Un punto su cui i superstiti furono nettamente in contrasto per anni fu
la fine del TITANIC. Secondo alcuni la nave si sarebbe spezzata in
due mentre altri affermano di no. Il diciassettenne Jack John Borland Thayer asserì
che la nave si spezzò in due tronconi ma molti illustri scrittori
e studiosi, sapendo che il giovane finì sott'acqua proprio nei momenti
cruciali dell'inabissamento del transatlantico affermarono che si fosse confuso
con la caduta di uno dei fumaioli. Per molti anni si pensò che il giovane
avesse una grande confusione in testa. Solo nel 1985 con il ritrovamento
del relitto diviso in due tronconi, lontani 600 metri l'uno dall'altro, ci si adeguò senza
più problemi a ciò che il giovane Thayer vide con i propri occhi.
La fine delle scialuppe di salvataggio rimase un mistero minore. Le scialuppe
furono radunate dalla Carpathia e rimorchiate fino a New York dove
rimasero alcuni giorni ormeggiate sul molo della White Star Line ma poi
se ne persero le tracce. Molto probabilmente la compagnia navale ne fece
cancellare il nome e le impiegò su altre navi, visto che da quel giorno
ci fu una richiesta molto superiore di scialuppe.
L'unica scialuppa non ricondotta a terra fu il canotto pieghevole "A". Il canotto,
dopo che i naufraghi si erano trasferiti su un'imbarcazione più solida,
venne abbandonato e ritrovato un mese più tardi: conteneva tre cadaveri ed
un vasto assortimento di gioielli ed effetti personali sparsi sul fondo. |