L'incendio a bordo




 

Nelle F. A. Q. c'è una sommaria risposta all'articolo che state per leggere; questa storia, raccontata per la prima volta dai membri superstiti dell'equipaggio, è solo una delle tante storie emozionanti del primo viaggio fatale del TITANIC.
Il 2 aprile verso sera (dopo le prove in mare), un incendio si sviluppò nel deposito del carbone numero 10, quello che serviva per alimentare la caldaia posta nella sala numero 5. In quel locale c'erano immagazzinate centinaia di tonnellate di carbone.
In cima il carbone ammucchiato era stato bagnato, come avrebbe dovuto essere tutto il carbone, ma giù in fondo, alla superficie della mucchia, il carbone logicamente era asciutto. Il carbone deumidificato in fondo alla pila prese fuoco e fortunatamente il carbone bagnato, della parte superiore, non ha permesso alle fiamme di svilupparsi ulteriormente.
Durante lo scalo che il TITANIC effettuò a Southampton, in attesa della partenza per il suo viaggio inaugurale, il capo dei macchinisti Joseph Bell sembrerebbe abbia presentato un rapporto al Capitano Smith, sull'evolversi della situazione dell'incendio che covava, rassicurandolo che tutto era sotto controllo.
Ha detto John Dilley, fuochista superstite: "Dal giorno in cui abbiamo navigato il TITANIC era in fiamme, ed il mio unico dovere, insieme ad altri undici uomini, è stato quello di combattere il fuoco". Dunque una squadra di rinforzo, di una dozzina di uomini, era stata chiamata per domare le fiamme. Questo focolare fu dichiarato estinto il 13 aprile alle ore 13, dopo che aveva covato per ben 11 giorni. La paratia a tenuta stagna numero 5, secondo il capo fuochista Frederick Barrett, era rimasta danneggiata. Anche l'altro capo fuochista Charles Hendrickson constatò come la chiusura della paratia stagna era deformata ed annerita, e prima di far verificare all'ispezione del Board of Trade, gli fu ordinato di "intonacare" il tutto con dell'olio per conferirle un aspetto migliore!
Analizzando la cosa, bisogna dire che a quei tempi gli incendi nei carbonili erano una cosa risaputa: questi focolari non erano cosa rara, erano comuni a bordo delle navi a carbone, insomma. E' infatti sufficiente che un tizzone entri in combustione che il fuoco si estenda progressivamente a tutto il carbone immagazzinato nel deposito. Questi incendi, in locali perfettamente isolati, erano difficilmente domabili e potevano durare anche diversi giorni. Certamente ci può domandare perché non venne richiesto e sollecitato l'intervento dei pompieri una volta che il TITANIC arrivò a Southampton, in modo tale da intervenire prima della partenza che sarebbe avvenuta quasi una settimana dopo.
L'incendio era completamente sconosciuto ai passeggeri il giorno in cui il TITANIC salpò da Southampton mentre, come ho scritto sopra, i suoi ufficiali e l'equipaggio lo sapevano, perché lo stavano combattendo da giorni. I fuochisti erano allarmati di questo, e gli stessi ufficiali avrebbero ordinato loro di tenere la bocca chiusa: non volevano allarmare i passeggeri.
Sempre secondo la testimonianza rilasciata da Barrett, nel corso dell'inchiesta inglese, la pompa antincendio era sempre in funzione, giorno e notte. I fuochi potevano essere estinti solamente con manichette antincendio e rimuovendo il carbone ardente, questo poi veniva immesso nelle capienti fornaci delle caldaie. Durante la navigazione del TITANIC, ci fu una squadra che vigilava costantemente la situazione e ci vollero altri tre giorni prima di venire a capo. Per circoscrivere l'incendio, gli uomini dovettero spostare il carbone non ardente da questo locale e trasferirlo in uno spazio ricavato tra le due paratie stagne che separavano le caldaie.
Nel corso del suo viaggio, il TITANIC accusò in effetti un leggero sbandamento sul lato sinistra, ed alle domande di alcuni passeggeri, tra questi Lawrence Beesley, che erano rimasti attoniti di questo fatto, il Commissario di bordo McElroy rispose (banalmente) che probabilmente forse era stato prelevato più carbone dal lato di tribordo, ossia dall'altro lato…
Questo carbone rappresentava una quantità significativa del peso a bordo della nave. Era compito dei fuochisti mantenere il livello di carbone anche all'interno dei bunker, per non influenzare l'assetto della nave. Carriole piene di grossi pezzi di carbone furono dunque spostate nei locali delle caldaie, dove altri fuochisti era incaricati di suddividerli in pezzi più piccoli.
Il TITANIC era stato concepito in modo tale che questo gruppo di laboriosi uomini, che lavoravano nel profondo delle viscere della nave, per tenerlo in movimento, non erano mai visti da passeggeri.
C'erano corridoi e scale ad uso esclusivo dei fuochisti e degli assistenti della sala macchine. Furono soprannominati quelli della "Black gang" poiché proprio a causa della polvere di carbone che si stampava sui loro volti e sul loro corpo (erano quasi sempre a torso nudo a causa del calore intenso prodotto dalle caldaie), la loro sagoma erano completamente annerita. Le temperature poi in queste aree andavano dal caldo insopportabile dei locali caldaia, al gelo che c'era nei bunker di stoccaggio del carbone. Questi uomini arrivavano a spalare anche qualcosa come circa 820 tonnellate di carbone al giorno, una tonnellata e mezzo per ogni miglio di viaggio.
Dopo che la nave colpì l'iceberg, anche coloro che erano fuori servizio, furono chiamati per garantire le operazioni di pompaggio.
E' stato grazie al loro duro lavoro ed alla loro dedizione che il
TITANIC fu tenuto a galla. I "Black gang" hanno mantenuto molte delle caldaie in pressione, per alimentare le luci a bordo della nave e garantire così anche il servizio telegrafico.
La maggior parte di loro non sono sopravvissuti alla tragedia: le scale che conducevano fuori dai vani dove era ubicate le caldaie ed i depositi di carbone erano ripide e difficili in circostanze normali. Con la nave inclinata drammaticamente durante l'affondamento, sarebbe stato quasi impossibile salire. Probabilmente non hanno nemmeno provato.
Si ritiene che la maggior parte di loro siano morti per annegamento, come ci si aspetterebbe, ma probabilmente qualcuno finì anche schiacciato quando il TITANIC aveva la prua accentuata verso il basso e le enormi caldaie fuoriuscirono dalle loro sedi. Alcuni sarebbero stati uccisi anche quando dalle tubazioni uscirono spruzzate di bollente vapore caldo. Come ho scritto, i passeggeri a bordo del TITANIC è assai improbabile che avessero visto anche un solo membro della "Black gang" durante il breve viaggio, ma è altrettanto probabile che essi furono ignari del loro coraggio e del loro sacrificio che salvò molte vite.
Il locale caldaia numero 5 rimase stagno dopo l'impatto iniziale con l'iceberg. Ma improvvisamente, verso l'1:10 Barrett ed il secondo ufficiale di macchina Herbert Harvey constatarono un forte flusso d'acqua proveniente dalla chiusura stagna dove si trovavano le caldaie numero 5 e numero 6. L'acqua invase rapidamente il compartimento. La teoria è che il calore può avere indebolito la paratia della nave, rendendola vulnerabile ad eventuali incontri con corpi freddi. L'altro suggerimento è che la nave stessa fosse una bomba ad orologeria - galleggiante, mentre il fuoco infuriava.


 
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