Mercoledì 31 maggio 1911, due anni e due mesi dopo la posa
della sua chiglia, l'S. S. 401, meglio conosciuta come TITANIC, era
pronta per il suo tuffo di battesimo nelle acque del fiume Lagan a Belfast.
La giornata, spuntata su Belfast, era luminosa con ampi squarci di sole. Un
leggero vento, proveniente da sud-est, soffiava su tutta la città. Tutto
sommato era una buona giornata per varare una nave.
Fin dalla mattina presto, i cittadini di Belfast si stavano dirigendo verso
la foce del Lagan, cercando di assicurarsi una buona visuale per godersi
l'evento. Le posizioni migliori, nel porto irlandese, erano riservate a chi
era disposto a pagare. I commissari portuali emisero una piccola tassa per
far accedere al molo e tutti i soldi raccolti furono poi donati a favore di
un ospedale locale.
Nel cantiere navale era stata costruita una piattaforma per i dignitari e
gli ospiti, invitati dalla White Star Line e dalla Harland & Wolff per
assistere al varo della nave più grande mai costruita. A tutti gli uomini
dello "Yard" era stato concesso un giorno di ferie, senza paga, tranne
quelli coinvolti nel varo vero e proprio.
Lord William Pirrie, presidente di Harland & Wolff, sua moglie, Lady Eliza
che, per coincidenza, festeggiavano entrambi i compleanni quel giorno,
furono ben presto raggiunti da Joseph Bruce Ismay, amministratore delegato
della White Star Line e John Pierpont Morgan, il faccendiere americano che
aveva organizzato il finanziamento per costruire il mastodontico
transatlantico. Quella mattina si erano ritrovati negli uffici della
società, mentre fuori proseguivano i preparativi finali per il varo della
nuova nave.
Nei cantieri, sotto le enormi impalcature, operai e caposquadra erano
impegnati a fare in modo che tutto filasse liscio. Per tutta la mattina un
controllo e poi un doppio controllo erano stati effettuati: la Harland &
Wolff non avrebbe certamente giudicato bene quegli uomini, se la compagnia
fosse stata pubblicamente messa in imbarazzo da un varo fallito.
Lo stesso Lord Pirrie, accompagnato da Ismay, fece una passeggiata lungo lo
scalo di alaggio per vedere di persona come stavano procedendo i
preparativi. Al momento prestabilito l'S. S.401 sarebbe scivolato con grazia
lungo lo scalo abbondantemente unto, entrando nel fiume, e diventando di
fatto il più grande oggetto artificiale a galla. Poi si sarebbe fermato,
poco prima della riva opposta.
Ed ecco giunto il fatidico momento.
Cinque minuti dopo mezzogiorno, Lord Pirrie diede il segnale e due razzi
furono lanciati per avvertire le imbarcazioni che si trovavano nella zona.
Alle dodici e mezza fu lanciato un altro razzo e poi l'enorme scafo S. S.
401 iniziò a muoversi. Lentamente, quasi impercettibilmente, all'inizio, ma
poi, quando la gravità prese il sopravvento, accelerò gradualmente sotto il
suo stesso slancio, lungo lo scalo di alaggio coperto di sapone e sego.
Quando iniziò il suo breve viaggio, un certo numero di operai aveva il
compito di abbattere gli enormi stralli di legno che tenevano la nave in
posizione verticale. Improvvisamente un pesante supporto di legno cadde
sopra uno di questi uomini, James Dobbin (sotto in immagine),
schiacciandolo. |
Alcuni
colleghi riuscirono a liberarlo e, ancora vivo, fu portato d'urgenza, con
l'auto aziendale, al Royal Victoria Hospital. Lì spirò due giorni dopo tra
atroci sofferenze. Il rapporto del medico legale, James Graham,
dichiarò che la causa della sua morte avvenuta il 2 giugno era dovuta "per
shock ed emorragia, a seguito di frattura del bacino". Il TITANIC
aveva rivendicato un'altra vita, ancora prima di essere salpato!
James Dobbin aveva 43 anni quando morì. La sua occupazione era elencata come
un maestro d'ascia, quindi è giusto presumere che probabilmente avesse
trascorso tutta la sua vita lavorativa presso "The Yard". Lui e sua moglie
Rachel vivevano al numero 25 di Fremel Street (Fremel Street dopo una
riqualificazione dell'East Belfast non esiste più; N.d.A.), con il loro
unico figlio James Jr., un ragazzo di 17 anni.
Essendo un esperto nel cantiere navale, Dobbin era conosciuto alla maggior
parte dei 14.000 uomini che erano vi lavorarono in quel 1911. Il figlio
stesso era anch’egli impiegato nei cantieri: era un giovane apprendista
idraulico.
Mentre la nave più grande del mondo scivolava di poppa nel fiume Lagan e si
fermava aggraziata, quasi certamente se Rachel e James fossero stati
presenti all'evento, si sarebbero uniti alle urla festanti degli spettatori,
senza mai immaginare che, a quel punto e in quel momento, i compagni di
lavoro di James stavano freneticamente cercando di salvare la vita dello
sfortunato maestro d'ascia. |