L'affondamento del TITANIC: fu colpa di Winston Churchill?



L'affondamento del TITANIC resta affascinante come sempre.
Un libro, firmato Robert J. Strange, lancia una nuova ipotesi e punta il dito per la scomparsa della nave "inaffondabile" contro uno dei maggiori leader politici di sempre.
Leggendo le pagine del volume "Who sank the TITANIC?" ("Chi affondò il TITANIC?") ci si trova proprio davanti alla porta lo statista costantemente votato come "il più grande britannico": Sir Winston Churchill. Lui ebbe un pezzo enorme della colpa per il disastro.
Anch'io nel mio "Gli enigmi del TITANIC" dedico un focus sull'argomento, proprio prendendo spunto dal libro citato. Ma si sa che in Italia, purtroppo, si leggono pochi libri... ragion per cui ho ritenuto opportuno pubblicare in questo sito il lavoro portato avanti da Strange.


 


Winston Churchill


 

L'autore, un giornalista ed ex cronista di nera per un giornale investigativo, sostiene che il Primo Ministro della Gran Bretagna, che ebbe una gloriosa fama nella Seconda Guerra Mondiale, precedentemente svolse un ruolo chiave circa la perdita della celebrata nave nel suo viaggio inaugurale nel 1912.
Quando il TITANIC era stato pianificato, progettato ed infine costruito, come neo-eletto ministro del governo ed investito della carica di presidente del Board of Trade, Churchill aveva la responsabilità finale verso tutti per la tutela marina. Eppure, non riuscì (o non voleva?) nel posto che occupava, garantire che la nave fosse costruita in modo corretto e che i suoi passeggeri potessero avere ampie garanzie di sicurezza.
Dopo uno studio di oltre tre anni e la lettura di oltre un secolo di documenti tenuti negli Archivi Nazionali della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, Strange accusa Churchill di essere al primo posto fra coloro le cui azioni, o la mancanza di queste, hanno segnato il destino del TITANIC. Un uomo che, sostiene l'autore, "metaforicamente parlando, ha affondato il TITANIC".
Il verdetto finale espresso dal giornalista è inequivocabile: egli individua espressamente in Churchill come colui che ebbe la maggior parte di colpa.  Scrive Strange: "Churchill fu fatalmente distratto dalle sue funzioni da tutta una serie di combinazione di fattori. Combinazioni evidentemente così degne di nota da fargli dimenticare le più banali norme di sicurezza ed altre di vitale importanza. Credo che egli porti il pesante fardello della responsabilità per la morte di oltre 1.500 uomini, donne e bambini, scomparsi inutilmente, nelle acque ghiacciate dell'Atlantico."
E' cosa nota che quando il TITANIC colpì l'iceberg ed affondò in sole due ore e quaranta minuti, la sua dotazione di scialuppe di salvataggio rispettava pienamente la legge in vigore e che su quelle barche di salvataggio c'erano posti per solo per un terzo degli uomini, donne e bambini presenti a bordo. I rimanenti perirono. Strange sottolinea: "Il Board of Trade, gli ispettori della sicurezza di Churchill, che avrebbero dovuto porre un'adeguata sorveglianza alla costruzione del TITANIC, avrebbero anche dovuto far notare che le leggi che regolavano il numero di scialuppe di salvataggio da installare a bordo della grande nave erano obsolete. Churchill consapevolmente presiedeva un organismo di regolamentazione non adatto allo scopo. E ciò nonostante fossero stati avvertiti, di volta in volta, che le norme di salvataggio erano irrimediabilmente fuori tempo, c'era una precisa volontà di non agire. La sua inerzia ha condannato molte persone innocenti ad una morte orribile."
Strange rincara la dose: "La tragedia del TITANIC è stato un colpo enorme per il giovane Churchill, impaziente politico, che vedeva nel Board of Trade un trampolino di lancio per gli uffici più alti". Ed aggiunge: "Era evidente che il dipartimento della Marine Division, incaricato della sicurezza marittima, era a corto di personale e per giunta questo era mal istruito e mal gestito. Churchill stesso poi era distratto dal suo lavoro, dalla sua forte ambizione politica, dalle sue preoccupazioni finanziarie, dalla lotta interna in seno al suo collegio elettorale e, non ultimo, dai suoi sogni amorosi verso la futura moglie Clementine. Fin dall'inizio, era apparso chiaro che la Marine Division e Churchill stesso sembravano volersene lavare le mani.
Poi la supervisione della costruzione del TITANIC è stata passata in mano a Francis Carruthers, un modesto ingegnere commerciale mal addestrato e sottopagato, che non era stato capace di riuscire ad individuare difetti nella costruzione della nave."
Come noto, invece i ricercatori hanno identificato debolezze strutturali nelle lamiere e nei rivetti di acciaio della nave come uno dei motivi per cui il TITANIC è affondato così rapidamente.
Nel momento in cui il TITANIC fu finalmente varato, Churchill ormai aveva raggiunto il suo obiettivo: la promozione a Ministro degli Interni e, quindi, egli riuscì a sottrarsi dalla gogna pubblica circa il ruolo avuto nel disastro del TITANIC.
Ma Strange aggiunge: "La nave era stata proposta, progettata e la prima lastra della chiglia era stata posata sotto la sua responsabilità. E'  inconcepibile che il ministro responsabile per la sicurezza in mare non fosse stato pienamente informato circa la costruzione di quella che doveva essere la nave più grande e più sicura al mondo e presentata come "inaffondabile"! Sicuramente egli era ben consapevole della mancanza di scialuppe di salvataggio. Egli era stato avvertito più e più volte, ma non è riuscito, o non voleva, prendere provvedimenti".
Esaminiamo anche i ruoli degli altri personaggi di spicco che, come sostiene l'autore, avrebbe potuto essere colpevoli della tragedia.


 

John Pierpont Morgan

 

Il banchiere John Pierpont Morgan, l'uomo che aveva avviato una campagna al fine di accaparrarsi una fetta del prosperoso e reddittizio mercato marittimo, era in vena di compromessi. L'americano era furioso perché era stato ostacolato nel suo piano di monopolizzare il commercio transatlantico. Le spie tedesche poi avevano avvertito il governo britannico dei suoi piani, che vennero immediatamente bloccati.
Il governo inglese quindi sostenne la compagnia rivale della White Star Line, ossia la Cunard. Morgan rispose con il TITANIC con il preciso scopo di tagliare le gambe alla Cunard e metterla fuori gioco dal mercato.
Se Strange non lesina belle parole, anzi è graffiante, sul conto dell'uomo d'affari statunitense John Pierpont Morgan, che controllava la White Star Line, di cui il TITANIC rappresentava la punta di diamante, anche Lord William James Pirrie, il presidente di Harland & Wolff, i costruttori del TITANIC, si ritrova sul banco degli accusati.


 

William James Pirrie

 

Strange scrive, senza mezzi termini, che il TITANIC "era stato costruito senza riguardo per la sicurezza dei suoi passeggeri" e lo stesso Lord Pirrie era stato messo da Morgan spalle al muro. Praticamente come unico cliente e principale finanziatore del cantiere di Pirrie, Morgan fu in grado di fare pressione sull'industriale di Belfast per costruire la sua nave ad un prezzo di favore.
"Il TITANIC è andato per mare con materiali difettosi, costruito da manodopera scarsa e dotato di un numero non sufficiente di scialuppe di salvataggio", sottolinea Robert Strange.


 


Joseph Bruce Ismay


 

Joseph Bruce Ismay, presidente della White Star Line, fu notoriamente accusato di essere il "cattivo" per antonomasia del naufragio del TITANIC. Il capo della compagnia di navigazione che, come risaputo, prese posto furtivamente in una scialuppa di salvataggio in luogo di donne e bambini, è diventato poi uno dei più infami vigliacchi della storia, e non solo del TITANIC.
Ismay soprattutto però aveva agito come leccapiedi di Morgan ed era sicuramente ben consapevole dei difetti di progettazione del TITANIC.
Dopo che la nave collise con la montagna di ghiaccio, Ismay era apparso sul ponte per aiutare i passeggeri ad entrare nelle scialuppe di salvataggio, ma Strange replica: "Era la scusa perfetta per stare vicino alle imbarcazioni e per poi salvare se stesso."
Ismay, denigrato dalla stampa sia negli Stati Uniti sia nel Regno Unito, negli anni successivi alla tragedia tenne un profilo basso fino alla morte, avvenuta nel 1937, all'età di 74 anni.


 
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