Nella stiva del TITANIC, tra l'altro,
vi furono alcune cose che,
dopo il naufragio, i legittimi proprietari avevano dichiarato perse.
Questo fu l'elenco: 3.364 sacchi di posta e tra i 700 e gli 800 pacchi. Un'automobile Renault 35 hp., di proprietà del passeggero William Ernest Carter; una macchina
per marmellata d'arance, di proprietà della passeggera Edwina Celia Troutt; un
dipinto ad olio di Blondel dal titolo "La Circasienne Au Bain", di proprietà
di
Hakan Mauritz Bjornstorm Steffanson; 7 pacchi di pergamena di Torah, proprietà
di Siebald L. Hersh; 3 antichi modelli di gabbie per il Denver Museum; 50
casse di dentifricio per Park & Tilford; 11 balle di gomma per la National
City Bank di New York; 8 dozzine di palle da tennis perse che erano
destinate
alla R. F. Downey & Company; una botte di porcellana intestata a Tiffany; 5 grandi
pianoforti; 30 casse di mazze da golf e racchette per A.G. Spalding; una
preziosa copia di "The Rubáiyát" di Omar Khayyám, con illustrazioni di Eliku
Vedder che era venduta per 405 sterline all'asta nel marzo 1912, quindi un
mese prima, ad un offerente
americano: il libro probabilmente era diretto al suo proprietario. Per eseguire la rilegatura di questo libro ci vollero due anni
e la decorazione comprese non meno di 1.500 pietre preziose, ognuna incastonata
separatamente in oro.
Alla Corte Distrettuale degli Stati Uniti, distretto di New York
pervenne più di una lettera di richiesta di risarcimento danni patito dai
superstiti e dai parenti delle vittime: destinataria per il risarcimento
fu l'Ocean Steam Navigation Company Ltd. che assunse le veci della White
Star Line. Quelle che propongo in queste due immagini, tratte dagli
archivi americani, è il quadro riassuntivo delle richieste avanzate.
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