Per fare cosa gradita alle mie figlie, Serena e Paola, ho giudicato
che sarebbe stato interessante conoscere qualche dettaglio su alcuni cani
che viaggiarono sul TITANIC.
Il prezzo del biglietto dei passeggeri era costoso, e per i cani era
stata prevista
la stessa tariffa di quella di un bambino, pertanto soltanto i passeggeri
di prima classe poterono permettersi il lusso di viaggiare con i loro beniamini.
I turisti americani dell'epoca furono affascinati per tutto ciò
che avevano ammirato in Europa e questo fascino destò in loro il desiderio
di avere i cani alla moda, visti durante i loro viaggi nel vecchio continente.
Fu d'importanza fondamentale che i loro cani mantenessero le abitudini
e le toelettature di stile europeo a bordo della nave. Per questo il TITANIC
esibì ogni lusso possibile per accontentare i passeggeri di prima classe,
naturalmente questo lusso fu esteso ai rispettivi cani ed ai loro abitacoli,
che risultarono ben strutturati e curati.
Parecchi passeggeri rimasero soddisfatti completamente quando fu permesso
che i loro piccoli cani rimanessero nei room acquistati.
Di fatto vi furono molti cani di razza al punto che venne organizzata una
piccola esposizione, che avrebbe dovuto aver luogo il lunedì 15 aprile. Fra
i passeggeri si trovò Robert William Daniels, con il suo cane Gamin
de Pycombe, un campione di bulldog francese appena acquistato in Francia.
Gamin fu valutato della somma astronomica di 750 dollari, paragonato
ai 50 dollari con cui fu assicurato il cane di Harry Anderson,
un chow chow, anche lui campione. Robert William Daniels fu uno dei pochi fortunati
a sopravvivere alla tragedia del TITANIC e poi chiese
all'assicurazione i 750 dollari.
Questi cani, per non rimanere tutto il giorno nelle gabbie, parecchie volte
al giorno, vennero portati a spasso, nella zona della coda della nave, da
un membro dell'equipaggio, come si può vedere nella fotografia
all'inizio dell'articolo.
Queste passeggiate ed esercizi quotidiani instaurarono l'amicizia tra
il cane ed una passeggera di seconda classe di sette anni, la piccola Eva
Miriam Hart che era in viaggio con sua madre Esther e suo padre Benjamin.
Eva era così affascinata dal piccolo bulldog francese nero che in una intervista
successiva al disastro, raccontò di avere giocato con Gamin nel suo
box e di aver chiesto il permesso di poterlo portare a spasso.
Uno dei superstiti del TITANIC Richard Norris Williams, dichiarò
di essersi incontrato faccia a faccia con Gamin mentre lottava nelle acque
gelate per la sua vita. Williams ricordò il titolo di un giornale che diceva
"Sopravissuto del TITANIC si scontra con un mostro
marino"; Williams
pensò di avere avuto delle allucinazioni dovute al freddo, finché
un suo amico disse di avere liberato i cani dalle loro gabbie, dopo che l'ultima
scialuppa fu partita. Alcuni testimoni, infatti, affermarono che dopo il rifiuto
di salire sulla scialuppa 4, dove vi fu già sua moglie Madeleine,
John Jacob Astor, quando capì che la nave sarebbe affondata, andò
a liberare tutti i cani del canile F, dove si trovava anche la sua Airedale
Kitty.
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Un'altra passeggera Ann Elizabeth Isham salì a bordo del TITANIC
con il suo cane: forse si trattava di un alano, ma altre versioni parlarono
di un San Bernardo oppure un Terranova. Ann Elizabeth Isham morì rifiutandosi
di salire sulla scialuppe senza il suo cane.
Oltre ai cani appena menzionati sarebbe stata presente anche la piccola Frou
Frou di Helen Walton Bishop di 19 anni, in viaggio di nozze, di questo cane
non si seppe la razza di appartenenza.
La Bishop salì sulla scialuppa 7 insieme a suo marito, mentre la piccola
Frou Frou rimase chiusa nella cabina B49.
Ci fu uno spitz, di proprietà della passeggera di prima classe
Margaret Bechstein Hays, salvatasi nella scialuppa 7, mentre il pubblicista Henry Sleeper Harper ebbe presso la scialuppa 3, insieme sua moglie Myna ed il suo inserviente egiziano,
il suo fido pechinese Sun Yat Sen. Tutti viaggiavano
nella cabina D33.
Alla fine solo tre cani riuscirono a salire sulla Carpathia: quasi tutti i
padroni si salvarono ad eccezione di John Jacob Astor, Ann Elizabeth Isham e Martin
Rothschild. Rotschild, magnate del cuoio, viaggiava insieme a sua moglie
Elisabeth L. Barrett ed il suo pomerania: tutti si
salvarono nella scialuppa 6.
Un secondo cane di nome Airedale morì: era di proprietà di William Ernest Carter,
insieme ad altri due cani, un King Charles Spaniel ed uno di razza piccola.
La fortuna fu dalla parte del pechinese e di due pomerania che
poterono salire sulla Carpathia, Margaret Bechstein Hays si rifiutò di uscire
dal TITANIC, senza il suo Pommy, sistemato nella borsa prima
di salire su una scialuppa.
Purtroppo il chow chow non si salvò, né il bulldog francese,
il cui padrone (Robert William Daniels), risalito sulla scialuppa della signora Hays, lo
vide affondare insieme al TITANIC.
William Crothers Dulles, un avvocato di 39 anni perito nella tragedia, viaggiò
insieme al suo cane, il quale nei registri figurava come "cane"
ma anche qui non si seppe di che razza, si pensa che fosse un fox terrier oppure un
pomerania.
Ci fu un altro cane che riuscì a salvarsi: un
marinaio della Carpathia raccontò di un terranova (appartenuto al primo ufficiale
William McMaster Murdoch) chiamato Rigel, che nuotò invano cercando il suo padrone
nell'oceano gelato. Ma per saperne di più della sua storia
clicca qui.
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E' con un velo di
malinconia che aggiungo in calce questa nota. Il "mio" Buck, il cane che
vedete nel mio profilo e raffigurato anche sul mio libro, oggi 25 marzo
2013, ha raggiunto i suoi amici affondati con il TITANIC: a lui
il mio profondo pensiero e la mia più sincera riconoscenza di avermi
"sopportato" in questo breve ed intenso lasso di tempo che siamo stati
insieme. |