Il "bambino sconosciuto"
 


 
 

Nel 2002, quasi 90 anni dopo il naufragio e per la prima volta nella storia del TITANIC, la scienza fu utilizzata come ultimo ricorso per identificare le vittime della tragedia. Nonostante le motivazioni delle famiglie di molti dispersi e le molteplici precauzioni prese nel corso del processo di ricerca, i fatti enunciati qui di seguito suscitarono tuttavia riflessioni di ordine etico. Spetta a ciascuno di noi apprezzare, in libera coscienza, i passi fondamentali che permisero di arrivare ad una conclusione sorprendente. Dopo il naufragio del TITANIC, il 15 aprile 1912, 4 navi (il Mackay Bennett, la Minia, il Montmagny e l'Algerine), parteciparono ad una campagna di ricerca dei passeggeri e dei membri d'equipaggio scomparsi, per un periodo di 6 settimane. Fra i 326 corpi che trovarono 43 rimasero sconosciuti.
L'oggetto di questa pagina riguarda la ricerca dell'identità di 3 di queste 43 vittime non identificate.
Per numerose persone, le perdite umane subite in occasione del naufragio del TITANIC sono, oggi ancora, vivamente risentite. Negli ultimi anni, molti parenti di vittime si sono impegnate nelle ricerche per dare una degna sepoltura ad un loro caro scomparso nella tragedia. Tre famiglie canadesi, inglesi e svedesi, non riuscirono purtroppo in questo scopo ed ebbero qualche disappunto sull'attribuzione dell'anonimato delle tombe, nella sezione TITANIC del cimitero di Fairview ad Halifax (ricordo che in questo cimitero su 121 tombe, 31 sono quelle di persone di identità sconosciuta). Ciascuna di queste famiglie, nonostante le ricerche genealogiche effettuate, aveva la convinzione intima che il corpo del genitore che ricercavano si trovasse in una delle tombe del cimitero di Fairview. Desiderando porre fine ad un mistero, queste famiglie si sono appellate all'analisi del DNA quale unica sola speranza per l'identificazione del loro congiunto.
Il progetto d'identificazione cominciò nel 1998 quando un sacerdote prese contatto con le autorità di Halifax per conto di una famiglia che ritenne che in una delle tombe fosse contenuto il corpo di un loro caro. La città rifiutò la domanda di incidere un nome sulla lapide, ritenendo che le prove esibite non erano sufficientemente convincenti. Le argomentazioni del sacerdote beneficiarono tuttavia di un ascolto comprensivo da parte degli scienziati canadesi (in particolare del Dott. Ryan Parr, co-direttore del laboratorio DNA dell'università Lakehead, a Thunder Bay, Ontario) che propose di effettuare prove del DNA sui resti.
Questa ricerca d'identità tramite analisi del DNA fu così oggetto di un progetto scientifico medico-legale che si dispiegò su 4 anni ed al quale partecipò un gruppo di ricercatori canadesi. Il progetto fu intrapreso soltanto previa consultazione approfondita delle famiglie delle vittime. I ricercatori si assicurarono che queste famiglie potessero confermare, con l'esumazione e l'analisi del DNA, i loro legami di relazione con le vittime non identificate e che lo stabilire la loro identità rivestisse una grande importanza. Il gruppo di ricercatori era composto dal Dott. Scott I. Fairgrieve, professore di biologia medico-legale e direttore del laboratorio di osteologia medico-legale dell'università Laurentienne, a Sudbury, Ontario, responsabile dell'esumazione parziale dei corpi e del prelievo di campioni di tessuti per l'analisi del DNA e dell'analisi medico-legale; dalla Dott.ssa Tracy Oost, capo del medesimo laboratorio; dal Dott. Ryan Parr (responsabile del progetto) e dal Dott. El Molto, direttori del laboratorio di DNA della stessa università di Lakehead, per l'analisi del DNA. Partecipò al progetto anche Alan Ruffman, il presidente della Geomarine Associates Ltd (specializzato in geologia marina e geofisica), ad Halifax, membro della TITANIC Historical Society, ed autore del libro "TITANIC Remembered: The Unsinkable Ship and Halifax". Il progetto scientifico programmò le esumazioni parziali dei resti di una donna di una trentina di anni, di un giovane uomo di una ventina di anni e di un bambino di due anni, le cui tombe, nel cimitero di Fairview, recarono semplicemente inciso rispettivamente i numeri 281, 240 e 4. Per questi tre casi, i responsabili del progetto ritenevano che esistesse una "possibilità ragionevole" di poter effettuare le identificazioni. Il lavoro di ricerca fu seguito dall'Ufficio di Etica della ricerca dell'Università Lakehead per assicurarsi che tutto fosse conforme all'enunciato sull'etica della ricerca di esseri umani.
Basato sulla verifica meticolosa dei registri redatti nel 1912 dal Coroner e conservati dagli archivi pubblici della Nuova Scozia, e dalla ricerca congiunta condotta dai membri delle famiglie e dal gruppo di ricercatori, un'esumazione parziale per effettuare prelievi fu disposta per le 3 tombe. In tutti gli aspetti del progetto, comprese le esumazioni parziali, il gruppo di ricercatori si impegnò a rispettare i desideri d'anonimato delle famiglie. "La conferma possibile dell'identità di queste vittime fu molto importante per quelli che desideravano chiarire un aspetto della storia delle loro famiglie e che è sfuggita loro quasi per un secolo" dichiararono i ricercatori. La Applied Biosystems (società che sviluppa e che commercializza sistemi a base di strumenti dei reattivi e dei software, e che propone i suoi servizi all'industria delle scienze biologiche e nel campo della ricerca) ed il Patrimoine du Nord de l'Ontario coprì una grande parte delle spese del progetto. Il Dott. Parr, il Dott. Scott Fairgrieve ed Alan Ruffman trascorsero circa 18 mesi a ricercare le tombe delle famiglie: le loro ricerche li condussero effettivamente di fronte all'anonimato delle tombe di Halifax. La realizzazione del progetto richiese quindi l'autorizzazione da parte delle autorità mediche canadesi. Tutti i dati raccolti dai ricercatori furono trasmessi al Dott. Robert Strang, ufficiale medico della Nuova Scozia, per l'approvazione di ciascuna delle tre esumazioni parziali. Alla fine del 1999, il Dott. Robert Strang ricevette la visita delle famiglie che gli esposero le loro richieste. Chiese loro di motivare per iscritto la loro domanda di ricerca d'identità e dare il loro accordo formale sul processo d'esumazione. Si assicurò, inoltre, che il progetto fosse basato dal punto di vista della ricerca propriamente detta, e non ad uno scopo lucrativo o pubblicitario sotto il pretesto storico del TITANIC. Quando tutti gli elementi necessari furono riuniti, il Dott. Robert Strang diede il suo assenso e l'ordine di procedere alle esumazioni parziali.
Una volta effettuati i prelievi sui corpi delle vittime, le tombe dovettero essere richiuse. Il progetto prevedeva che i risultati sarebbero stati comunicati alle famiglie e, con il loro permesso, presentati in conferenze universitarie e pubblicati in riviste scientifiche. La comunicazione dei risultati alla Comunità scientifica, ai mass media ed al pubblico sarebbe stata fatta in modo da preservare l'anonimato delle famiglie dei defunti. Benché un'analisi del DNA sia capace di portare la prova ultima dell'identità delle vittime, gli scienziati sfruttarono tutti i dati conosciuti delle famiglie.
Quando scoprì il corpo del bambino di circa due anni, nelle prime ore del mattino del 21 aprile 1912, l'equipaggio del Mackay Bennett fu profondamente toccato: fu il solo bambino trovato durante le operazioni di ricerca. Il piccolo bimbo, il cui cadavere non fu richiesto da alcuno dei familiari e quindi apparentemente dimenticato, dovette essere sepolto, poiché tutti gli sforzi d'identificazione fallirono. Questa situazione triste aveva commosso tanta gente che la White Star Line e le autorità provinciali furono inondate di offerte per assumersi l'onore della sepoltura del piccolo fanciullo. La decisione fu facilitata dalla domanda del Capitano F. H. Lardner e dell'equipaggio del Mackay Bennett, di prendersi la responsabilità dei funerali. Questa richiesta fu accettata. In occasione delle cerimonie di sepoltura, sei marinai del Mackay Bennett portarono la piccola bara bianca, coperta di fiori, fino al carro funebre che condusse il bambino alla sua ultima residenza, nel cimitero di Fairview. Il Capitano Lardner ed il suo equipaggio pagarono di tasca propria la piccola stele della tomba.
I registri del Coroner di Halifax e gli elenchi della White Star Line supposero che il bambino sconosciuto potesse essere stato Gosta Paulsson, svedese di 2 anni e 3 mesi al momento del naufragio.
Le esumazioni parziali ebbero luogo il 17 ed il 18 maggio 2001, nel cimitero di Fairview, ad Halifax, e durarono 29 ore. Il comune regionale di Halifax, come proprietario del cimitero di Fairview, effettuò l'ordine d'esumazione, dato dal Dott. Robert Strang, e le tombe furono aperte quindi richiuse a cura del personale del cimitero. Secondo il progetto, il settore delle tombe fu protetto, durante le esumazioni parziali ed i prelievi, per preservare la dignità delle tombe e quella del cimitero. Affinché le esumazioni potessero svolgersi al riparo da sguardi indiscreti del pubblico, la polizia organizzò anche un servizio di sicurezza. Dopo che fu osservato un minuto di silenzio alla memoria delle vittime, il Dott. Fairgrieve, la Dott.ssa Tracy Oost ed i dipendenti del cimitero di Fairview procedettero all'esumazione parziale dei tre corpi ed al prelievo di campioni di tessuti per l'analisi del DNA. Un minuscolo frammento d'osso (di 6 cm e del peso di 7 grammi) fu prelevato dalla tomba del bambino per essere in seguito ridotto in polvere onde permettere agli scienziati di estrarre i caratteri del DNA, così pure tre denti destinati ad una competenza odontoiatrica. Si trattava dei soli resti delle spoglie del bambino.
Alan Ruffman dichiarò successivamente che i ricercatori si auguravano inizialmente che le tre salme fossero in buono stato di conservazione. Ma appena le bare furono scoperte, si resero conto che infiltrazioni d'acqua avevano danneggiato i resti. "La parte bassa del cimitero di Fairview, dove è situata la sezione TITANIC, è una zona molto umida e lo era probabilmente anche nel 1912", commentò Alan Ruffman. I campioni prelevati furono rimessi al Dott. Parr ed al Dott. Molto, per le analisi del DNA e le loro spoglie furono quindi inumate nuovamente nelle loro tombe. Molti mass media nazionali, regionali e locali si trovarono sul posto per riferire l'evento che fu anche riportato dalla stampa internazionale (vedi foto in apertura). Il giorno dopo le esumazioni, i ricercatori dell'Università Lakehead, dichiararono: "I resti estratti dalle tombe non sono tali da consentire un'analisi del DNA". Il progetto era sul punto di fallire. "Fu impossibile", dichiarò Nancy Angus dell'Università Lakehead. Aggiunse: "Tutti seppero dall'inizio che esistette un rischio di non potere effettuare le analisi del DNA". Per le vittime inumate quindi nelle tombe numero 240 e numero 281, qualsiasi identificazione fu definitivamente impossibile. Tuttavia, i ricercatori sperarono comunque che i prelievi effettuati nella tomba numero 4, quella del bambino di 2 anni, potessero condurre alla sua identificazione, dichiarò Alan Ruffman. Dichiarò inoltre che le famiglie informate dei risultati deludenti furono tuttavia riconoscenti che tutti gli sforzi necessari vennero compiuti. Il 10 agosto 2001, 3 mesi dopo l'esumazione, Alan Ruffman annunciò che l'analisi del DNA effettuata sui resti del bambino dimostrò, con un'affidabilità del 99%, che si trattò del piccolo Eugene Rice, 2 anni, passeggero di terza classe. In ogni caso, non poteva trattarsi del piccolo Gosta Paulsson, come si era sempre supposto, e che prove complementari tuttavia erano ancora in corso. Si poteva supporre a questo punto che il Dott. Ruffman entrasse in contatto con la famiglia appena fosse provato definitivamente che il bambino fosse Eugene Rice. (Margaret Rice, la madre di Eugene Rice, anch'ella vittima del naufragio e della quale il Mackay Bennett trovò il corpo, fu inumata in un altro cimitero di Halifax, il cimitero cattolico di Mount Olivet: la sua tomba reca il numero 12).
Dopo che i risultati preliminari dell'identificazione del "bambino sconosciuto" furono resi noti, un certo numero di informazioni filtrarono. Si apprese quindi che le famiglie in ricerca dei loro cari erano: per la tomba N° 4: i parenti di Gosta Paulsson; per la tomba N° 240: i parenti di Charles Shorney, 23 anni, passeggero inglese di terza classe; per la tomba N° 281: i parenti di Katherine Jane Wallis, 35 anni, inglese, hostess di bordo.
Si apprese anche che Alan Ruffman pubblicò un avviso in un giornale, diffuso nella contea di Westmeath, in Irlanda, regione d'origine della famiglia di Margaret Rice nata Norton. In risposta a questo annuncio, Patsy Norton, nipote di Margaret Rice, si presentò ed accettò di donare un campione del suo sangue. Questo costituì un elemento capitale nella scoperta dell'identità del bambino. All'annuncio dei risultati delle analisi, venne formulata la seguente osservazione: "Le prove sono state effettuate ed il Dott. Ruffman ha dichiarato con il 99% di certezza, che il corpo era quello di Eugene. Ma attendiamo ora un risultato finale per confermare che le prove siano definitive". Ed aggiunse: "Se sarà il caso, cercheremo di fare inumare nella stessa tomba il piccolo Eugene e sua madre Margaret. Sarà la fine meravigliosa di un mistero che è stato tale per molto tempo". Sembra che, durante molti mesi, le diverse dichiarazioni effettuate non furono smentite, in particolare dai responsabili del progetto dell'Università Lakehead, cosa che contribuì a rafforzare la speranza della famiglia Rice. Benché l'affidabilità dei primi risultati fosse stata annunciata come ottimale, esisteva tuttavia una ragionevole parte di dubbio; ecco che allora, il 3 maggio 2002, contro qualsiasi attesa, l'Università Lakehead pubblicò un comunicato così redatto: "L'identificazione del "bambino sconosciuto" del TITANIC continua. A causa della natura e delle caratteristiche del suolo del cimitero, i resti delle tombe numero 240 e numero 281 sono completamente decomposti, incluso i tessuti duri come ossa e denti, ciò che ha reso le analisi del DNA impossibili. Fortunatamente, un piccolo frammento d'osso e tre denti, sono stati trovati nella tomba numero 4, quella del "bambino sconosciuto". Questi quattro elementi erano i soli resti umani presenti nella tomba. L'identificazione si è concentrata sull'analisi del DNA, di cui ereditiamo tutti i caratteri esclusivamente da nostra madre. Quest'impressione è stabile e persiste nelle stirpi materne delle famiglie per numerose generazioni. Per tentare di identificare il "bambino sconosciuto" come Gosta Paulsson, un cugino materno si è offerto per compararlo, inoltre, l'analisi dei denti praticata da due esperti odontotecnici, conferma che i resti sono quelli di un bimbo di meno di un anno, probabilmente di circa sei mesi. Così il "bambino sconosciuto" non può essere il bambino svedese Gosta Paulsson, non può essere neanche il bambino irlandese Eugene Rice, e non può nemmeno essere il figlio di Sidney Goodwin. Con l'età del "bambino sconosciuto", ormai definita come essere inferiore, poco più o poco meno, all'anno di vita, la ricerca si è ora concentrata su un bambino svedese di cinque mesi, un bambino inglese di sette mesi ed un bambino finlandese di tredici mesi. Tutti e tre erano figli di passeggeri di terza classe".
Tutte le informazioni conosciute fino allora furono così rimesse in discussione con i risultati delle competenze dentarie e le ipotesi che riguardavano inizialmente il piccolo Gosta Paulsson con il piccolo Eugene Rice. Non si trascurò di osservare che il comunicato, anche se indicava i risultati delle analisi dentarie, non conteneva gli esiti ottenuti grazie alle analisi del DNA.
Le ricerche d'identificazione continuarono e, tenuto conto delle informazioni fornite dal precedente comunicato, il "bambino sconosciuto" sarebbe stato ricercato tra una delle piccole vittime maschili di età inferiore all'anno al momento del naufragio. Poteva dunque essere uno di questi tre piccoli passeggeri maschili di terza classe ancora supposti persi in mare: Gilbert Danbom, bambino svedese di 5 mesi, Alfred Peacock, bambino inglese di 7 mesi ed Eino Panula, bambino finlandese di 13 mesi. I ricercatori si interessarono in particolare al piccolo Danbom, che fu la più giovane vittima maschile. Tentarono di ricostituire l'albero genealogico della famiglia Danbom tentando di trovare discendenti materni. La descrizione degli abiti portati dal piccolo bimbo, così come appare sui registri degli archivi pubblici della Nuova Scozia, comportò tuttavia un dettaglio che avrebbe dovuto attirare l'attenzione: per un'età stimata di 2 anni, fu vestito di un abito e di una gonna (frock, petticoat). Nonostante l'epoca, fu molto poco probabile che a 2 anni un fanciullo vestisse così. Questa incoerenza tra l'età e gli abiti avrebbe dovuto fare pensare che il bambino doveva essere molto certamente più giovane. Il 6 novembre 2002, dopo quattro anni di sforzi e di ricerche, il Dott. Ryan Parr e lo storico Alan Ruffman, annunciarono: "Le prove, terminate il mese scorso, dimostrano che il "bambino sconosciuto" è Eino Panula", pur precisando che se le analisi del DNA dimostrano che si tratta del piccolo Panula, dimostrano anche che non poteva trattarsi degli altri bambini possibili. Come si era arrivati a questa identificazione? Con il contributo di un esperto di genealogia, i registri parrocchiali delle chiese della Finlandia, della Svezia, dell'Inghilterra e degli Stati Uniti furono esaminati. Dopo aver proceduto per eliminazioni, i ricercatori finirono per trovare in Finlandia una nipote di Maria Panula, la madre del piccolo Eino Panula, 13 mesi al momento del naufragio del TITANIC.

 
 

Magda Helena Schleifer
Magda Helena Schleifer

 
 

La donna era Magda Helena Schleifer (fotografia sopra), 68 anni, dipendente di banca in pensione, abitante a Helsinki, e la cui nonna era la sorella di Maria Panula. Appena intese parlare del "bambino sconosciuto", dichiarò avrebbe fatto del suo meglio per aiutare la ricerca, soprattutto perché questo bambino aveva quasi la stessa età della sua nipotina. I ricercatori gli chiesero di fornire un campione sanguigno ed accettò. Dopo avere stabilito il profilo del DNA di Magda Schleifer ed averlo comparato a quello estratto dalla polpa dei tre piccoli denti e del frammento osseo del polso del "bambino sconosciuto", la coincidenza portò alla prova delle loro origini comuni.
Alla conferenza stampa durante la quale annunciò pubblicamente i risultati, Alan Ruffman dichiarò: "Siamo veramente molto felici di dividere questo avvenimento non soltanto con la famiglia che è direttamente interessata, ma con tutte le altre famiglie con le quali abbiamo lavorato nel processo d'eliminazione". Quando le notizie dell'identificazione furono annunciate a Magda Schleifer, ella fece le seguenti dichiarazioni: "La nostra famiglia ha sempre saputo che "nonna" Maria ed i suoi cinque bambini furono vittime (...) l'identificazione di Eino fu una grande sorpresa. Pensavamo che tutti fossero scomparsi in mare (...)".
Da bambina, Magda aveva inteso sua nonna dire che avuto la visione di Maria Panula nella loro casa dopo la partenza del TITANIC. Un superstite finlandese fece anche un resoconto straziante alla sua nonna. Dopo aver proposto a Maria un posto in una delle scialuppe di salvataggio, ella rifiutò di lasciare la nave con soltanto Eino, mentre i suoi altri quattro bambini furono da un'altra parte della nave.
Magda Schleifer, accompagnata dalla figlia, dal genero e dalla sua nipotina, si sono recati ad Halifax alcuni giorni prima dell'annuncio ufficiale, per partecipare alla proiezione della pellicola documentaria "TITANIC's Ghosts", ma anche per vedere il luogo della sua sepoltura e raccogliersi. Dichiarò che, mentre si inginocchiava dinanzi alla lapide dove il bambino fu sepolto, provò la soddisfazione che il mistero fu giunto a termine. "È un momento molto commovente" disse. "Abbiamo difficoltà a credere che per 90 anni dopo l'incidente non si seppe nulla del "bambino sconosciuto" ed ora apprendiamo che siamo la sua famiglia". Magda Schleifer dichiarò che la stele non avrebbe dovuto essere cambiata, ma che il nome del piccolo ragazzo poteva essere aggiunto.
Per concludere il resoconto di questo lungo mistero, cito semplicemente le parole del Dott. Ryan Parr che coordinò il loro lavoro: "Il "bambino sconosciuto" ormai è conosciuto, identificato e reso alla sua famiglia".

 

 

Nel 2002, Earle Northover, nipote di Clarence Northover, sergente dei servizi di polizia di Halifax nel 1912, contattò il Musée Maritime dell'Atlantic di Halifax e si propose di offrire al museo una paio di scarpe da bambino (fotografia sopra) che il suo nonno aveva conservato, nel cassetto del suo ufficio, quando i corpi delle vittime del naufragio del TITANIC ed i loro effetti personali furono riportati ad Halifax dal Mackay Bennett. Il museo ricevette numerose proposte di questo tipo, tuttavia, le prove dell'appartenenza di queste scarpe ad una vittima del TITANIC dovevano essere accertate. All'epoca, molti abiti portati dalle vittime trovate, furono bruciati per paura che i predatori di reliquie se ne impadronissero. Non fu così per la piccola vittima numero 4, battezzata il "bambino sconosciuto" della quale Clarence Northover conservò soltanto le scarpe, nella speranza che la sua famiglia venisse a chiederle. Come provare che il paio di scarpe appartenessero al "bambino sconosciuto"? L'elenco degli effetti che portava include delle scarpe marroni. L'analisi delle scarpe proposte da Earle Northover e controllata grazie alla relazione del Coroner dell'epoca, ai cataloghi di scarpe e con l'aiuto di storici dell'industria della scarpa, ha condotto a caratteristiche che dimostrarono che questo tipo di scarpe appartenevano effettivamente ad un bimbo la cui età corrispondeva con quello della piccola vittima. Benché il "bambino sconosciuto" sia stato il solo bambino, in così tenera età, ritrovato dal Mackay Bennett, questi elementi furono considerati insufficienti come prove d'autenticità. Si riuscì solo a dimostrare, da un lato, che Clarence Northover fece parte del gruppo che fu adibito nell'accudire i cadaveri sulla banchina, quando le vittime furono riportate ad Halifax, quando i loro effetti furono tolti e catalogati, e d'altra parte, che il cuoio delle scarpe conteneva microbi presenti nell'acqua salata. Si è provato così che le scarpe appartenevano ad Eino Panula.
Dal luglio 2005, le scarpe sono esposte al Museo Marittimo dell'Atlantico, ad Halifax. Il regalo fatto da Earle Northover al museo è stato un gesto molto profondo, di rispetto e di onestà, quando si sa che oggetti recuperati sul TITANIC si vendono alle aste pubbliche e che alcuni raggiungono molte decine di migliaia di dollari. Le piccole scarpe sono esposte accanto ai guanti di un milionario anch'egli vittima del naufragio, Charles Hays, Presidente della società canadese Grand Trunk Pacific Railway.


 
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