L'interrogatorio di Reginald Lee



Centinaia di relazioni, schede, grafici, disegni, interrogatori, lettere, elenchi di morti e sopravvissuti, fanno parte dell'immensa collezione di documenti che ricostruisce, istante per istante, ciò che accadde oltre un secolo fa all'inaffondabile transatlantico. Una tragedia che ha segnato l'immaginario popolare del Novecento. Per raccontare quel dramma bisogna leggere le carte originali conservate negli archivi inglesi di Kew Gardens, a cominciare dal primo dossier ufficiale del 30 luglio 1912 (Report on the Loss of the TITANIC) stilato da una commissione del governo britannico, presieduta da Lord Mersey.
Ai National Archives c'è una sezione dedicata esclusivamente al naufragio più famoso della storia, che conserva, in microfilm, tutti gli atti sulla scomparsa del TITANIC. L'atto più prezioso, a mio giudizio, è il fascicolo, classificato MT9/920E, dove c'è la descrizione tecnica della nave, il resoconto dei primi giorni di viaggio, le testimonianze di chi si è salvato, la cronaca della collisione, con le osservazioni su tutte le azioni che si sarebbero dovute assumere per evitare il disastro. Sono 74 pagine di avvincente lettura, nonostante sia passato del tempo ed i moltissimi scritti ed indagini sul TITANIC. Un rapporto accompagnato da allegati, note giurate, deposizioni. Poi ci sono le liste dei 35 italiani morti nel naufragio, quasi tutti camerieri imbarcati per guadagnare qualche sterlina fra i tavoli degli sfarzosi ristoranti del transatlantico. Un elenco freddo di tanti nostri connazionali che facevano gli emigrati in mezzo al mare…


 


Reginald Robinson Lee


 

Oggetto di questo articolo è la testimonianza di Reginald Robinson Lee, sopra in immagine, il marinaio che era di vedetta sulla torretta più alta, il cosiddetto "nido del corvo" per avvistare gli iceberg.
E' il 23 aprile, appena una settimana dopo dall'affondamento nell'Atlantico ed a Londra s'insedia la commissione di Lord Mersey. In meno di tre mesi si celebrano 37 udienze pubbliche e si ascoltano 97 testimoni. Fra di loro anche molti naufraghi. Le prime pagine del dossier riportano numeri e liste d'imbarco.
Il TITANIC partì mercoledì 10 aprile dal porto inglese di Southampton, fece scalo in Francia a Cherbourg ed in Irlanda a Queenstown e poi la nave della White Star Line, si avventurò in mare aperto verso l'America. Fino a domenica 14 aprile la traversata fu tranquilla. Poi sul TITANIC cominciarono a ricevere messaggi di ghiaccio da altri bastimenti. Nonostante le segnalazioni, la nave procedette a grande velocità: 22,5 nodi. Il giudizio degli inquirenti, che leggo a pagina 30 del rapporto, fu categorico: "Il Capitano Smith ha commesso un errore, un errore molto grave". Ed alle 21:40 dal Mesaba avvertirono ancora il TITANIC "di avere visto grandi distese di ghiaccio". Il nord Atlantico è diventata una trappola mortale. Ma, secondo l'inchiesta governativa, il marconista a quell'ora era troppo occupato a trasmettere i messaggi privati dei passeggeri a bordo del TITANIC. Mise da parte gli avvisi di pericolo. Ed il transatlantico andò verso il suo destino.
Nei report vengono ripercorse tutte le fasi che precedettero l'affondamento. Stando a quel primo dossier del governo britannico gli annegati furono 1.490, numeri che nei mesi e negli anni successivi cambieranno di qualche decina di unità sul calcolo di altre commissioni d'inchiesta e sulla base di nuove ricerche nelle liste passeggeri e dell'equipaggio. Dei 711 sopravvissuti, 394 le donne ed i bambini, 128 sono i passeggeri maschi e 189 sono i membri dell'equipaggio. Il dossier di Lord Mersey fu molto severo anche sulle operazioni di soccorso: "Se ci fosse stata una migliore organizzazione sarebbe stato possibile salvare più vite … occorre capire perché, ad esempio, molte scialuppe sono state caricate con un numero relativamente basso di passeggeri". Gli inquirenti tentarono già di provare anche a sfatare una leggenda che, già in quell'estate del 1912, era cominciata a circolare: "Non sembra essere vero che ai passeggeri di terza classe sia stato negato l'accesso ai ponti da cui scendevano le scialuppe e sia poi stata data precedenza a quelli di prima e seconda classe ... in realtà, i passeggeri di terza classe erano riluttanti ad abbandonare la nave ed a separarsi dal loro bagaglio". Nel documento emergono altri dettagli inquietanti. Fra i quasi cento testimoni sfilati davanti alla commissione c'era anche quel Reginald Robinson Lee, una delle vedette della nave, il marinaio che avrebbe dovuto avvistare da lontano gli iceberg.
Lee era nato il 19 maggio 1870; prima del TITANIC aveva servito sull'Olympic. Ricordiamoci che lui ed il suo collega, Frederick Fleet,  non avevano in dotazione i binocoli per scrutare l'orizzonte e quindi dovettero usare la propria vista. Robinson morì un anno e mezzo dopo l'affondamento del TITANIC.
Questa è la trascrizione ufficiale del suo interrogatorio.
La commissione: "Eri tu la vedetta sul TITANIC?"
Lee: "Sì".
La commissione: "Ci fu una visita oculistica a Southampton prima che tu fossi incaricato di fare la vedetta".
Lee: "Sì".
La commissione: "Chi ti fece la visita?".
Lee: "Il ministero del Commercio".
La commissione: "Come si chiamava il medico che ti ha visitato?".
Lee: "Non ne conosco il nome".
La commissione: "Il medico che ti ha visitato ti ha fatto una visita oculistica, ti ha misurato la vista?".
Lee: "Sì".
La commissione: "Lo giuri questo?".
Lee: "No".
La commissione: "Chiariamoci bene, sei stato mai visitato da un medico del ministero a Southampton?".
Lee: "Non voglio dire niente su questo".
La commissione: "Sei stato visitato da un medico a Southampton o no?".
Lee: "Sissignore ma non dal punto di vista oculistico".
La commissione: "Ti hanno fatto delle domande sulla tua vista?".
Lee: "Non nello specifico".
La commissione: "Ti hanno chiesto altro sulla vista?".
Lee: "No".
Una prassi non proprio regolare mi sentirei di aggiungere. Ed anche una certa omertà da parte di Lee che stava in osservazione sulla coffa…


 
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