Le cucine del TITANIC

 

Cucina del TITANIC.

Cucina del TITANIC.

 
 

All'epoca, dove la qualità della ristorazione costituì un argomento commerciale di prima importanza per le compagnie transatlantiche, la White Star Line non mancò a questo progetto, allestendo nella prima classe del TITANIC grandi ristoranti di cucina francese.
Non esisteva nessuna sezione di una nave, adibita al trasporto di passeggeri, che non abbia avuto per essi più importanza di quello relativo alla preparazione ed al servizio del cibo, e nessun altro settore che non abbia beneficiato di miglioramenti tanto importanti durante quegli anni. Su di numerose navi, la difficoltà fu di trovare posto per le installazioni nello spazio limitato dei piroscafi; questo inconveniente non vi fu tuttavia sul TITANIC, perché l'importanza accordata dalla White Star Line alla cucina, riservò un vasto spazio per i settori culinari a bordo delle proprie navi, tra le meglio dotate al mondo.
Le cucine di prima e di seconda classe, sale di servizio, uffici, panetterie, retrocucina, erano localizzati sul ponte D, tra le sale da pranzo di prima e di seconda classe, ed occupavano tutta la larghezza della nave e per una lunghezza di quasi 50 metri.
Nella cucina si trovavano due enormi piani cottura che comprendevano diciannove forni, probabilmente erano i più grandi piani cottura mai installati. Vi erano anche quattro enormi griglie, due grandi girarrosti, dei forni a vapore, delle grandi pentole a pressione, così come delle macchine per pestare, per tagliare, dei pelapatate, delle mezzelune, dei frullatori e delle macchine per fare il ghiaccio.
Una novità fu costituita dalle nuove condotte del fumo: il famoso quarto fumaiolo. Un grande ed ampio montacarichi assicurava il collegamento tra i settori cucina e le celle frigorifere. A dritta, fu installata anche una sala per la preparazione delle verdure, un retrocucina, una riserva del carbone ed una dispensa, attrezzate in tutto e per tutto con gli ultimi materiali realizzati per alleggerire il lavoro dei cuochi.
La panetteria era localizzata appena dietro alla cucina, dal lato di sinistra. Comprendeva delle impastatrici elettriche ed altre macchine, oltre ai forni destinati a cuocere del pane viennese di prima qualità. Il settore pasticceria, attiguo alla panetteria, era attrezzato di tutti i materiali di ultimo grido, per la pratica moderna dell'arte della pasticceria. Le sale di servizio, erano pianificate in modo da ottenere un servizio completo di cibo caldo e freddo, ed erano localizzate vicino alle sale da pranzo. Non c'era niente di indisponente tanto quanto una cena od una colazione tiepida, o delle lunghe attese dei pasti nei luoghi pubblici. Nessun timore sul fatto che tali avvenimenti potessero accadere sul TITANIC. Non fu dimenticato un solo apparecchio, per ottenere un servizio veloce ed efficace. Le attrezzature comprendevano anche delle vasche per il servizio di bagnomaria, dei contenitori per mantenere i cibi caldi, delle caffettiere, dei bollitori automatici di uova, degli sterilizzatori per il latte, delle piastre elettriche, dei tavoli per tagliare ed affettare: tutti accuratamente disposti per evitare confusione e disordine tra i camerieri.
Un'altra cucina, con i propri servizi, era posta attigua al ristorante del ponte B. L'accesso dalla cucina inferiore era reso possibile grazie ad una scala a chiocciola che attraversava due ponti. La cucina del ristorante, sebbene meno grande della cucina principale, fu bene attrezzata anch'essa.
La cucina della terza classe e relativi servizi, era ubicata dietro la sala da pranzo sul ponte intermedio F, e la sua attrezzatura avrebbe certamente fatto impallidire di invidia una sala da pranzo di prima classe di qualche anno prima. Vi era anche una grande panetteria, sempre per la terza classe. L'insieme delle attrezzature delle cucine fu fornito dalla Messrs. Henry Wilson & Company Limited di Liverpool.
Il servizio di stoviglie che comprendevano in tutto circa 10.000 pezzi, venne fornito dalla Goldsmith & Silversmith Company Limited di Londra, un'impresa che aveva acquisito una grande esperienza nella fornitura di stoviglie ai grandi hotel. Nel caso del TITANIC, diverse novità furono predisposte. Vi fu anche una bella lampada portabile ad alcool, con una fiamma a riscaldamento veloce, per mantenere calde delle salse speciali e fare del buon caffè turco; dei fornelli elettrici, di un tipo speciale, si trovavano sui tavoli di servizio. Uno dei vantaggi di questi apparecchi fu che ogni livello di temperatura, una volta ottenuta, poté essere mantenuto grazie ad un piccolo consumo di elettricità. I coltelli, cucchiai, forchette, più di 20.000 pezzi, così come circa 3000 piatti, zuppiere ed altri articoli, vennero forniti da Messrs. Elkington & Company di Birmingham.
Alla luce di tali installazioni, della loro dotazione e delle grandi qualità professionali del personale reclutato dalla White Star Line, non si può dubitare dell'eccellenza dei pasti preparati a bordo del TITANIC. La prova ne fu data dalla lista dei menù serviti a bordo, particolarmente quelli della domenica 14 aprile 1912.
62 persone, esclusi i camerieri, componevano il personale destinato alle cucine di prima, seconda e terza classe.


 


Questa sopra è una pagina del libro del registro di carico di parte delle provviste destinate alle cucine del TITANIC.

   
 
 
Chester Proctor
Chester Proctor
Charles Joughin
Charles Joughin
Alfred Maytum
Alfred Maytum
 
 

Chester Proctor, 40 anni, era lo chef; Charles Joughin, fu il capo panettiere; Alfred Maytum, 49 anni, fu il capo macellaio. Tra il personale, vi fu anche Charles Kennell, 30 anni, il quale fu addetto alla cucina destinata ai passeggeri di religione ebraica. I loro salari mensili furono: Proctor: 20 sterline, Joughin: 12, Maytum: 6, Kennell: 4.
Dei 62 membri del personale di cucina, solo 13 si salvarono: di questi Charles Joughin si salvò la vita in modo così stupefacente che merita di essere riferito. Al momento della collisione, Joughin era coricato nella sua cabina, sul ponte E, perché non era di servizio. Svegliato dagli strani rumori, ricevette l'ordine di salire sul ponte delle imbarcazioni. Prima di salire, si procurò delle provviste che gli sarebbero state necessarie sulle scialuppe di salvataggio. Di propria iniziativa, mandò una squadra di 13 uomini a perquisire la dispensa per prendere tutto il pane che si trovò. Accompagnò poi gli uomini sul ponte, ciascuno portava quattro pagnotte. Joughin riguadagnò allora la sua cabina per prendere una dose di whisky. Verso le 0:30, risalì per aiutare le passeggere ad imbarcarsi sulle scialuppe, usando maniere un po' brutali ma efficaci. Nominato responsabile della scialuppa numero 10, stimò che vi erano abbastanza uomini a bordo per occuparsene loro e, quindi, decise di restare a bordo. Saltò sul ponte ed aiutò a mettere in mare la scialuppa. Dichiarò più tardi: "Partire, sarebbe stato come aver dato un cattivo esempio". All'1:20, egli ridiscese le scale fino alla sua cabina e mandò giù un altro bicchiere di whisky che degustò tranquillamente, seduto sulla sua cuccetta. Senza preoccuparsi oltremodo, si rese conto che il pavimento era già sott'acqua. Verso l'1:45, risalì in tempo sul ponte: alcuni istanti più tardi, a causa dell'invasione dell'acqua, non avrebbe più potuto salire le scale. Tutte le scialuppe partirono purtroppo. Allora, senza perdersi di coraggio, ridiscese sul ponte B e si mise a lanciare più di 50 sedie dalle finestre, costituendo altrettanti oggetti galleggianti ai quali sarebbe stato possibile aggrapparsi. Alle 2:10, decise di riposarsi nell'ufficio, sul lato di dritta del ponte A. Questa volta, estinse la sua sete con dell'acqua. Tra il fragore assordante della nave che si spezzò in due tronconi ed il via vai della folla, non si sa come, Charles Joughin si ritrovò sul ponte B. Improvvisamente, il TITANIC s'inclinò a sinistra. Senza spaventarsi, conservò il suo equilibrio mentre la nave si drizzò in verticale. Quando non riuscì più a restare retto, per l'eccessiva inclinazione, scavalcò il parapetto di poppa e si tenne. Il TITANIC fu allora completamente in verticale e Joughin si trovò a circa 30 metri dall'acqua. Senza impaurirsi, indossò il suo giubbotto di salvataggio. Erano le 2:15 al suo orologio che si tolse e lo ripose in tasca. Quando la poppa affondò e sparì nell'oceano, si mise in acqua, senza bagnarsi un solo capello. Nuotò nella notte, senza essere affatto infastidito dall'acqua ghiacciata. Alle 4, ai primi chiarori dell'alba, vide ciò che scambiò per un relitto ma che si rivelò essere il canotto B che si era rigirato ed era "coperto" di superstiti. Non potendo salire, si accontentò di aggirarlo a nuoto aspettando un momento buono per salirvi sopra. Questo mentre riconobbe il suo collega Isaac Maynard, anch'egli cuoco, che gli tese la mano e lo aiutò ad arrampicarsi, grondante di acqua ma sempre in piena forma. Certamente, furono le dosi di alcool che ingurgitò che impedirono a Charles Joughin di rimanere vittima dell'ipotermia, anche se in effetti l'alcool scalda gli animi ma riduce la temperatura corporea.


 
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