Jospeh "Brute" Ismay




 

Alcuni giornali lo definirono con l'appellativo di "Joseph 'Brute' Ismay" ("Joseph 'Bestia' Ismay"), dal momento in cui il nome di Joseph Bruce Ismay  rientrò nell'elenco dei sopravvissuti del TITANIC, egli divenne oggetto di duri attacchi, da parte dell'opinione pubblica, in relazione al disastro: Ismay avrebbe dovuto essere l'ultimo a lasciare la nave ormai condannata.
Come amministratore delegato della White Star Line, la sua responsabilità era ancora più grande di quella del Capitano Smith, e la sua sopravvivenza potrebbe essere spiegata solamente con un'apparente mancanza di eroismo. Anche in Inghilterra la sua sopravvivenza fu ritenuta una macchia del nobile coraggio maschile. La sensazione generale fu che egli sarebbe dovuto restare a bordo della nave che affondava, come fecero John Jacob Astor, il maggiore Archibald Butt ed altri nobiluomini.
Ismay fu accusato di aver sollecitato il Capitano Smith affinché potesse ottenere un record di velocità e, logica conseguenza, di ignorare le informazioni ricevute per quanto riguardavano la presenza iceberg sulla rotta. La credenza in Inghilterra, inoltre, fu che il Capitano della Carpathia avesse agito, sotto l'influenza Ismay, nel rifiuto di consentire a trasmettere, a chiunque, qualsiasi resoconto del disastro nelle giornate precedenti l'arrivo della nave a New York. Questo sistema di ritardare la diffusione di notizie, fu adottato da Ismay al fine di impedire ai sopravvissuti ed all'equipaggio del TITANIC, di raccontare loro storie prima del loro arrivo a New York: perché?
Un'altra circostanza che creò un'offesa fu la precisa volontà di Ismay di non fornire i nomi dei membri dell'equipaggio sopravvissuti, le cui famiglie ebbero tutti i sacrosanti diritti di essere sconvolte. L'angoscia sopportata dalle famiglie dei membri dell'equipaggio fu segnalata dai giornali dell'epoca come indescrivibile, e Southampton fu letteralmente trasformata in una città del pianto. Le mogli di due membri dell'equipaggio morirono di choc e di crepacuore.
"Presto, per amor di Dio, fammi qualcosa da mangiare, ho fame. Non m'importa quanto costa o che cosa sia." Questo fu pressappoco il sunto della prima dichiarazione fatta da Ismay pochi minuti dopo essere stato tratto in salvo sulla Carpathia. Un ufficiale sempre della Carpathia, dichiarò che non sapeva con chi aveva a che fare, poi udì gli altri membri dell'equipaggio discutere il desiderio di un uomo di ottenere qualcosa da mangiare appena mise i piedi sul ponte. Svolgendo indagini per dare un'identità alla persona che avevano servito, solo dopo gli ufficiali della Carpathia realizzarono che si trattava di Bruce Ismay. Ismay, dopo le prime ore, non fu più visto. Doveva essersi ritirato in una cabina messagli a disposizione. Ismay mentre fu a bordo della Carpathia fu giudicato come "egoista".
I piani di Ismay erano di tornare immediatamente in Inghilterra, ed egli prese contatto il piroscafo Cedric per sé, per gli ufficiali ed i membri dell'equipaggio del TITANIC, ma le ingiunzioni della commissione d'inchiesta del Senato degli Stati Uniti glielo impedirono.
A fronte delle critiche rivolte contro di lui, Ismay rilasciò una lunga dichiarazione in cui la responsabilità della tragedia fu solamente del Capitano Smith. Ismay cercò anche di discolparsi di tutto ciò che accadde dopo che il TITANIC andò a fondo. Egli mostrò stupore che il suo comportamento di quella notte fu fatto oggetto di indagine. Negò di aver impartito alcun ordine al Capitano Smith. La sua posizione a bordo del TITANIC, tenne a sottolineare, fu quella di un qualsiasi altro passeggero cabina di prima classe. Ribadì, che lui non fu mai consultato dal Capitano. Negò il fatto che volesse che il TITANIC cercasse di fare un record di velocità. Disse di trovarsi nella sua cabina al momento della collisione e di aver aiutato a caricare le donne ed i bambini nelle scialuppe di salvataggio sul lato di dritta. Aggiunse inoltre che non vi era nessuna donna in vista sul ponte, quando lui ed il passeggero di prima classe William Ernest Carter entrarono nel pieghevole C. Egli oltre a ciò affermò che era assolutamente falso il fatto che egli negò l'invio di messaggi dalla Carpathia, in cui sollecitava i funzionari della White Star Line di tenere il Cedric a disposizione per sé, per gli ufficiali superstiti e per l'equipaggio del TITANIC. Ismay asserì che non aveva senz'altro alcuna intenzione di bloccare un'indagine sulla tragedia.
La famiglia di William E. Carter, che si salvò, avrebbe confermato le affermazioni di Ismay.


 
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