George Beedum



La maggior parte di coloro che si trovavano a bordo del TITANIC in quei giorni di aprile, avevano di frequente tenuto la corrispondenza con parenti ed amici: era un po' come inviare una email oggi. I passeggeri e l'equipaggio del TITANIC avevano avuto l'opportunità di inviare lettere da Southampton, da Cherbourg e da Queenstown.
Molti membri dell'equipaggio non conoscevano la nave, ed anche se alcuni avevano lavorato su altri piroscafi della White Star Line, il TITANIC era qualcosa di "diverso". Il TITANIC aveva ispirato una miscela di stupore, di riverenza e di superstizione, ed alcuni diffidarono della sua enorme dimensione e delle novità, altri invece furono orgogliosi di essere a bordo. 
Il TITANIC, tuttavia, era ancora più speciale oltre ad essere nuovo e pulito.


 


National Maritime Museum di Liverpool


 

Il Merseyside National Maritime Museum di Liverpool (sopra in immagine), presso i propri archivi, conserva una lettera scritta alla moglie ed al figlioletto dallo steward di seconda classe George Arthur Beedum. Beedum il 9 aprile, sovraccaricato di lavoro si lamentava: "Miei cari Lill e Charlie… Non sono stato pagato (3 sterline e 15 scellini, circa trecento euro; N.d.A.)… Sento odor di marcio e non ho nemmeno gli strofinacci o qualsiasi cosa per lavorare… Mi sento depresso, non c'è niente da fare a bordo, …come mi piacerebbe vedere questa … (parola incomprensibile) nave in fondo al mare! …addio con amore a tutti e due."
Lo stesso steward, attraverso il suo scritto, ci informa anche che  il TITANIC aveva problemi con il riscaldamento nelle cabine di seconda classe.
George Arthur Beedum inglese di Portsmouth, era un 35enne, cameriere, padre di un bimbo di otto anni; la famiglia abitava al 81 di Shrewsbury Road, nel quartiere londinese di Harlesden, sito nella zona nord occidentale della città. George, il quale da quando era andato per mare (prima del TITANIC aveva servito sull'Olympic) stava cercando casa a Southampton, quando firmò il contratto che legava i suoi servigi per il TITANIC il 4 aprile 1912.
Oltre alla lettera che ho accennato sopra, George Beedum ne scrisse un'altra indirizzata alla moglie ed alla madre l'11 aprile da Queenstown. "…Come abbiamo lasciato il porto oggi, la nave New York, ha rotto gli ormeggi ed è scivolata proprio di fronte la nostra murata, mancandoci di circa un piede. Abbiamo dovuto invertire i motori ed uno dei nostri rimorchiatori ha preso il suo controllo prima di fare danni. Comunque, è stato uno spavento per tutti noi…". 
Queste due lettere rappresentano sono gli ultimi pensieri giunti a noi: è l'unico materiale che abbiamo di lui. I suoi sogni e le sue aspirazioni non vennero mai realizzati. George Arthur Beedum è morto nel naufragio: il suo corpo, se recuperato, non fu mai identificato.


 
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