Appunti disordinati




 

"Vai ora, io mi fermerò ancora un poco" è il titolo di un capitolo del libro di Walter Lord "A Night to Remember" (edito in Italia con il titolo di "TITANIC, la vera storia"). Queste parole furono pronunciate dal giovane Daniel Marvin, 19 anni, rivolgendosi alla moglie Mary (18 anni), mentre ella si accingeva ad entrare nella scialuppa di salvataggio numero 10. I due  erano di ritorno dal viaggio di nozze. Daniel Marvin apparve di nuovo in un capitolo successivo ("Andatevene, abbiamo visto annegare i vostri mariti"), dedicato al post tragedia. Lord racconta poi la storia delle madri della giovanissima coppia allorché esse si recarono alla sede della White Star Line a New York per visualizzare l'elenco dei sopravvissuti. La madre della ragazza "ebbe un grido di gioia nello scorgere fra gli altri il nome "signora Marvin", ma si ricompose subito non scorgendovi accanto quello del marito".


 

Mary e Daniel Warner Marvin
Mary e Daniel Marvin


 

Molti libri sulla vicenda del TITANIC sono stati pubblicati da quando apparve quel volume di Walter Lord per la prima volta in libreria nel 1955, ma nessuno l'ha battuto. Walter Lord aveva motivo di credere che nessuno, tranne sua madre e forse un paio di appassionati di navi avrebbero acquistato il suo libro. Ma come copywriter pubblicitario, Lord conosceva il valore di scegliere con cura le parole e la costruzione di una narrazione. Era un pignolo, un patito della precisione, e decise di lasciare che i fatti del TITANIC parlassero da soli. Un capolavoro di understatement, "A Night to Remember" è diventato un best-seller immediato.
Lord non riusciva a ricordare il momento in cui lui si fosse interessato al TITANIC. Da ragazzo, seppe che la sua famiglia salì a bordo della nave gemella del TITANIC, l'Olympic. L'autore ha poi lavorato come consulente per il film del 1958 "A Night to Remember" (uscito nelle sale cinematografiche italiane con il titolo "TITANIC 41° Latitudine Nord").


 


 

Lo scrivente avrà avuto 18 anni quando lesse per la prima volta il libro di Lord, un libro che a mio padre era piaciuto per l'ironia e per il resoconto inerente alla storia del TITANIC. Non ero sicuro di quello che voleva dire mio padre, ma ho imparato presto. Ogni aneddoto di quella storia è stato poi negli anni avvenire da me controllato consultando l'elenco dei sopravvissuti.
"Oh, ha vissuto! Oh, è morta!". Che cosa sapevo della storia delle donne?, mi chiedevo spesso.
A scuola mi avevano insegnato date e nomi dei re e dei paesi, e certamente i nomi di tutti gli eroi dell'umanità, ma delle donne comuni del TITANIC che avevano vissuto ed erano morte, non sapevo praticamente nulla. Altri grandi navi passeggeri hanno subito estremità tragiche: il Lusitania, l'Empress of Ireland. Ma queste non hanno mai catturato ne la mia attenzione ne l'immaginazione del pubblico allo stesso modo del TITANIC. Forse per quell'alone di mistero che circonda la tragica vicenda del gigante dei mari?
Molti furono i maschi di prima classe che si salvarono, ma altrettanto furono molti gli uomini, donne e bambini di terza classe che non ce la fecero. In alcuni casi la sopravvivenza dipendeva anche da quale lato della nave il passeggero si era radunato. Sappiamo che sul lato destro della nave, la politica era stata donne e bambini in primo luogo, ma sulla sinistra, era solo donne e bambini. Le statistiche non sono certo incoraggianti: il sessanta passeggeri su cento di prima classe è sopravvissuto, rispetto al ventiquattro per cento di coloro che viaggiarono in terza classe.
Questi brevi appunti, queste brevi riflessioni le voglio dedicare alle donne del TITANIC, che in un modo o nell'altro patirono o si sacrificarono per un bene più grande.
Una piccola parentesi: non ero un grande fan del film TITANIC, però una cosa sia chiara: è certo che James Cameron ama il TITANIC. La scena "Sto volando!", con la protagonista sulla prua della nave, ricorda molto la suggestiva figura che troviamo al TITANIC Memorial di Washington (sotto in immagine), inaugurato nel 1931 e dedicato a coloro (uomini) che si fecero da parte per consentire alle donne ed ai bambini di salvarsi.


 
Washington
TITANIC
Memorial Washington

 

Il che mi porta ad affermare: "La storia del TITANIC non era già di per sé abbastanza drammatica senza inventarsi un assurdo triangolo d'amore?”. Chiusa parentesi.
Sul TITANIC viaggiava la famiglia Allison di Montreal, che rifiutò di imbarcarsi in una scialuppa di salvataggio senza il loro bambino. Ricordo che, all'insaputa degli Allison, la bambinaia aveva preso il bambino e con lui era salita su una scialuppa di salvataggio. La madre non si diede pace finché non avesse trovato il bimbo. La conseguenza fu che padre, madre e la piccola Lorraine (nella fotografia qui sotto), di due anni, andarono giù con la nave.


 

  
Hudson Allison, la moglie Bessie e Lorraine.


 

Sulla nave vi furono uomini dell'equipaggio che letteralmente separarono le donne dai loro mariti e le "gettarono" nelle scialuppe di salvataggio. La passeggera di seconda classe, che vediamo qui sotto in una fotografia scattata nei giorni successivi al disastro, Charlotte Collyer ebbe un impeto di ribellione e prese a calci l'ufficiale per divincolarsi, ma il marito Harvey la tranquillizzò dicendo, più o meno: "Vado a prendere un posto a sedere su un'altra barca." Non lo fece.


 


Charlotte Collyer


 

Sappiamo che sul TITANIC, nei momenti che precedettero l'affondamento, una giovane coppia era seduta sul ponte di passeggiata. Un ufficiale testimoniò che aveva invitato la giovane signora a salire su una barca, ed ella rispose concettualmente: "Ma neanche per sogno. Abbiamo iniziato insieme, e, se necessario, finiremo insieme." Si ha testimonianza di questo episodio però non si hanno info sul nome di questa giovane coppia. Questa scena è presente nel film in bianco e nero del 1958, "TITANIC 41° latitudine Nord".


 


Edith Evans

 

La passeggera di prima classe sopra in immagine Miss Edith Evans cedette il suo posto, nell'ultima scialuppa di salvataggio disponibile, proprio una manciata di minuti prima che il TITANIC affondasse, ad un'altra donna: "Vai tu per prima. Hai dei bambini che ti aspettano a casa". Edith Evans, 36 anni, morì quella notte. E' una scena che lo stesso Cameron ce l'ha proposta nella sua trasposizione.
La prima volta che ho visto "TITANIC" (quello di James Cameron, intendiamoci), vi è anche la rappresentazione di una donna (la protagonista) che salta fuori dalla scialuppa di salvataggio per raggiungere l'uomo che aveva appena conosciuto. Leggendo le varie deposizioni dei sopravvissuti, anche sul vero TITANIC, ci fu un episodio del genere: ci fu una donna che fece proprio questo. Fu la passeggera di terza classe Mrs. Selini Yazbeck, la quale gridò e cercò di raggiungere il marito sul ponte quando si rese conto che lui non poteva andare con lei. Mrs. Selini, di origini libanesi, aveva solo 15 anni, il marito 27. Lei alla fine se la cavò, il marito invece fu tra i 1518 deceduti. Un discorso lo merita anche l'illustre Mrs. Ida Straus.


 


Ida Straus


 

Il suo matrimonio aveva già superato la soglia di 63 anni vissuti insieme al marito. Ida ed Isidor Straus uniti nella vita come nella morte. E questa scena è un classico di tutti le opere cinematografiche che riguardano il nostro TITANIC, qui però James Cameron si è preso la licenza "poetica" di ambientare il fatto all'interno della nave, quando è storicamente provato che i due anziani coniugi attesero la fine seduti sulle delle sdraio sul ponte. A supportare ulteriormente questa testimonianza basti il semplice fatto che il corpo del ricco uomo d'affari americano Isidor Straus venne recuperato, viceversa non sarebbe stato ammissibile se questi si trovava, come il regista canadese lo immortalato, disteso sul letto all'interno della cabina (ormai invasa dall'acqua) romanticamente abbracciato alla consorte.


 


Ida ed Isidor Straus nel film "TITANIC" di James Cameron


 

Sul TITANIC vediamo il microcosmo di un sistema rigido di classe che stava lentamente cedendo il passo. E' improbabile che il TITANIC possa mai tornare alla sua (relativa) oscurità, quello che con la scoperta del relitto nel 1985 e la recente apertura (nel 2012) di un enorme museo a Belfast, dove il TITANIC fu costruito. E poi c'è Cameron, il film del 1997, che divenne un successo al botteghino, soprattutto per le romantiche ragazze adolescenti. Questa volta i luoghi comuni sembravano più eclatanti. I poveri sono felici, decenti ed anime. Le persone ricche sono insulse, noiose, ad eccezione dei nuovi ricchi come Margaret Brown. Il dialogo sembra più artificioso.
"Nemmeno Dio potrebbe affondare questa nave!" Io dico: lo stesso James Cameron non può affondare questa storia. E' troppo forte. Dai piatti che si infrangono sul pavimento, all'enorme fumaiolo che cade sulle persone in acqua, all'agonia della nave, erano uno spettacolo impressionante nel 1997, e lo sono tuttora.


 
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